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Scienze

Progetto Galileo, la nuova frontiera spaziale per cercare tracce aliene

E’ stato ufficializzato nello scorse ore il “Progetto Galileo”, un progetto che ha come obiettivo quello di trovare, di fatto, “tracce aliene” nello spazio, la testimonianza concreta di segnali provenienti da civiltà tecnologiche extraterrestri.

Presentato il Progetto Galileo: ecco in cosa consiste

A fondare lo stesso Progetto Galileo sono stati i due astrofisici della prestigiosa università di Harvard, Avi Loeb e Frank Laukien, rispettivamente presidente e CEO di Bruker Corp., società che sviluppa e produce apparecchiature scientifiche. Come detto sopra, l’obiettivo di questo progetto senza dubbio ambizioso è cercare possibile “firme” tecnologie di alieni, e le prove delle loro esistenza. Un obiettivo ambizioso che ha attirato l’interesse di numerosi investitori visto che, nelle ultime settimane, Galileo ha ricevuto circa 1.7 milioni di dollari in donazioni.

PROGETTO GALILEO PER TROVARE TRACCE ALIENE NELLO SPAZIO: I COMMENTI DEI DUE FONDATORI

POTREBBE INTERESSARTIAlieni sulla Terra? “Ci arriveranno, ma giungeranno da noi già morti”

“La scienza non dovrebbe rifiutare potenziali spiegazioni extraterrestri a causa dello stigma sociale o delle preferenze culturali che non favoriscono il metodo scientifico di un’indagine empirica imparziale. Ora dobbiamo ‘osare guardare attraverso nuovi telescopi’, sia letteralmente che figurativamente”, ha dichiarato Loeb esternano il lavoro in collaborazione con Laukien. Il Progetto Galileo mira a scoprire la verità in merito ai numerosi misteri dello spazio, come ad esempio il famoso oggetto Oumuamua, forma “strana” non ancora identificata, ma anche gli UAP Unidentified Aerial Phenomenon. “Data l’abbondanza recentemente scoperta di esopianeti in zone abitabili – ha proseguito Loeb – con potenziale per la vita extraterrestre, il Progetto Galileo è dedicato alla proposta che gli esseri umani non possono più ignorare la possibile esistenza di ETC”.

POTREBBE INTERESSARTIOumuamua non è un oggetto alieno, ma viene da un altro pianeta…

E ancora: “Possiamo dedurre la natura di questi oggetti non identificati. Potrebbe essere un fenomeno atmosferico o qualche altra origine che ha una spiegazione banale, ma vogliamo capirlo. Vogliamo chiarire la ‘nebbia’ attraverso un’analisi trasparente e scientifica assemblando i nostri dati, non dati basati su sensori di proprietà del governo, perché la maggior parte di quei dati è classificata”. Sul sito web del progetto si legge: “L’importanza delle potenziali scoperte di prove scientifiche rigorosamente convalidate della tecnologia extraterrestre potrebbe essere simile nell’impatto sull’astronomia e sulla nostra visione del mondo come l’uso pionieristico dei telescopi per le osservazioni astronomiche da parte di Galileo era nella storia”. Al momento il team è ancora “under costruction”, così come spiegato da Loeb: “Abbiamo riunioni di squadra su base settimanale e stiamo attualmente selezionando gli strumenti che prevediamo di acquistare. Speriamo di ottenere risultati interessanti nel prossimo anno”.

Roberto Mazzucchelli

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