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Scienze

Hubble scopre un buco nero primordiale; è vecchio più di 13 miliardi di anni, scoperta sensazionale

Secondo i ricercatori, si tratta di un oggetto cosmico ancestrale, denominato GNz7q, e potrebbe essere uno dei primi buchi neri mai comparsi nell’universo, dunque una sorta di punto di congiunzione tra le galassie giovani, di formazione stellare, e i buchi neri supermassicci. Ecco tutti i dettagli.

La nuova scoperta di Hubble: un buco nero ancestrale di più di 13 miliardi di anni fa – ComputerMagazine.it

Una nuova, entusiasmante scoperta del telescopio spaziale Hubble, effettuata in una delle aree del cielo notturno più studiate nella storia dell’astronomia e dell’astrofisica, il Great Observatories Origins Deep Survey-North (GOODS-North), ma che fino ad ora non era mai balzata agli occhi dei ricercatori.

Si tratta di un oggetto cosmico ancestrale, un buco nero primordiale in rapida formazione battezzato GNz7q, che secondo gli studiosi dell’osservatorio di ricerca si sarebbe formato 750 milioni di anni dopo il Big Bang, ovvero oltre 13 miliardi di anni fa.

E la scoperta ha davvero del sensazionale: perché fino ad oggi questa particolare tipologia di buco nero è stata soltanto considerata come plausibile in teoria, ed anche simulata digitalmente, ma mai avvistata. 

Ed ora, a seguito della sua identificazione e dei primi studi effettuati, risulta proprio che le simulazioni realizzate fino ad ora siano in accordo con la realtà e che le proprietà elettromagnetiche dell’oggetto cosmico rispettino le previsioni teoriche avanzate: ovvero, che il GNz7q faccia parte del nucleo polveroso di una “Starburst”, ovvero di una galassia primordiale di formazione stellare.

La conferma di una delle teorie più condivise nella comunità astronomica pare essere vicina

La scoperta potrebbe condurre il mondo dell’astronomia e dell’astrofisica a livelli di conoscenza mai raggiunti prima d’ora – ComputerMagazine.it

Dunque GNz7q pare confermare la teoria secondo cui i buchi neri supermassicci, prima di rilasciare gas trasformandosi in Quasar luminescenti, comincerebbero il proprio ciclo di vita al centro delle prime Starburst di formazione stellare.

E questa conferma potrebbe davvero condurre l’astronomia e l’astrofisica ad un punto di svolta perché, mostrando le caratteristiche essenziali sia di una Starburst sia di un Quasar, potrebbe rivelare dettagli inediti e chiarificatori sulla natura stessa dell’evoluzione cosmica.

E non solo: se GNz7q si rivelerà effettivamente un buco nero giovane, ancestrale ed in fase di rapida crescita, potrebbe consentirci di comprendere anche il perché delle masse gigantesche dei buchi neri, milioni di volte superiori a quelle del nostro Sole.

Presto, inoltre, giungerà in aiuto del telescopio Hubble anche il telescopio a infrarossi James Webb, in grado di “penetrare” l’universo con ancora maggior precisione e chiarezza, e dunque l’esplorazione e lo studio della GNz7q potrà proseguire con risultati che potrebbero portare le nostre conoscenze dell’universo a livelli mai raggiunti fino ad ora. 

Gian Lorenzo Lagna

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