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ChatGPT mette in crisi Google: una richiesta d’aiuto echeggia nel web, è davvero così terribile?

Google si scontra con ChatGPT? È una battaglia digitale che non possiamo perderci: ecco perché non vanno d’accordo.

La rapida crescita della nuova intelligenza artificiale di OpenAI, e che prende il nome di ChatGPT, ha permesso a tutti noi di fare una analisi molto più che accurata per quanto riguarda questo particolare algoritmo. È vero che si sia dimostrato essere più che intelligente nella sua interezza, ma sia alcuni istituti che delle società tech si sono rivoltate contro l’IA, definendola a dir poco scorretta e inadatta.

Google non va d’accordo con ChatGPT – Computermagazine.it

Che ci crediate o meno anche Google ha preso questa strada. Anzi, ha fatto anche di meglio, perché Sundar Pichai – il CEO dell’azienda – ha chiamato Sergey Brin e Larry Page per discutere di come affrontare ChatGPT. Per chi non lo sapesse stiamo parlando degli originali fondatori della compagnia di Mountain View, dunque ciò ci potrebbe far capire quanto sia grande il problema secondo il loro punto di vista.

Google sfida ChatGPT? La vittoria non è scontata

Lo scopo è quello di tentare di progettare
strategia per proteggere e tutelare Internet il più possibile. Proprio per via delle AI e degli altri lavorivin corso, infatti, si sta già riscontrando un fenomeno di generazione di contenuti di massa che richiede un intervento immediato. Ma la paura che sta provando in questo momento Google è fondata o meno? Un approfondimento al riguardo ci aiuterà a capire meglio la situazione.

OpenAI ha progettato un algoritmo fin troppo speciale – Computermagazine.it

Attualmente gli algoritmi come ChatGPT hanno cambiato il modo di vedere le IA in maniera radicale, dimostrandosi come un pericolo aperto al pubblico per tutte le società che se ne occupano. Pare che a riscontrare il problema sia proprio l’integrità dell’algoritmo che governa i risultati del motore di ricerca, ed il motivo è semplice: il bot può produrre contenuti in modo specifico e rapido seguendo richieste anche molto precise. In aggiunta, non si fa problemi ad usare – a volte – termini discriminatori o crudi.

Non è un caso che siano venuti fuori numerosi servizi a pagamento che, dietro un forfait ben elaborato, generano migliaia di articoli pronti e ottimizzati dal lato SEO per prendere manipolare l’indicizzazione delle parole chiave più gettonate o quelle redditizie. Un essere umano ci metterebbe tempo, interesse e oggettività, mentre ChatGPT potrebbe impiegare soltanto pochi secondi di tempo, dando un pasto più che succulento a chi è affamato di denaro. Google deciderà in che modo affrontare la vicenda nei prossimi giorni: rimanete aggiornati.

Sebastiano Spinelli

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