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Google è davvero così sicuro? Cosa c’è davvero dietro alla “protezione utenti”?

La protezione della privacy di Google non è come sembra, e forse una spiegazione potrebbe anche esserci: approfondiamo l’argomento.

Ciò che sappiamo per quanto riguarda la protezione della privacy è che Google si stia occupando da diverso tempo di migliorare le sue tecnologie a tal proposito. Vorrebbe offrire il meglio a tutti quanti noi, ragione per la quale Google Chrome e i restanti servizi dovrebbe ricevere un notevole miglioramento e che sicuramente non passa inosservato agli occhi di chi, come noi, guarda davvero tutto.

Ci protegge a dovere? – Computermagazine.it

Ma al di là di questo, pare che gli sforzi fatti dal team che si occupa dello sviluppo delle app, non siano sufficienti a compensare il fatto che vengano a crearsi numerosi bug alquanto pericolosi su Google Chrome. Per tale motivo la società di Mountain View ha deciso di lanciare i VRP, acronimo di Vulnerability Rewards Programs, cioè degli incentivi economici che hanno come scopo quello di invogliare i ricercatori di sicurezza indipendenti a trovare bug e problemi, dandogli in seguito una ricompensa in denaro.

Trovi una falla e Google ti paga, e non è una presa in giro

Solo nel 2022 ha consegnato 4,8 milioni di dollari agli esperti che hanno scovato vulnerabilità in Android, registrando quello che sia tutt’ora il più alto compenso di sempre a un ricercatore da quando sono attivi i VRP. Pare che abbia pagato solo 605 mila dollari a uno di questi che ha trovato una falla gravissima in Android, attualmente corretta e di cui non si sa più niente visto che sia scomparsa nel nulla. Ma come farà a sostenere queste spese l’azienda?

La privacy su Google va gestita – Computermagazine.it

Non sappiamo ancora in che modo ridurrà l’eccessivo consumo di denaro, anche perché l’attuale programma dedicato a Chrome è costato a Google altri 4 milioni di dollari, di cui 500 mila dollari pagati per falle trovate in Chrome OS. In totale ha dovuto spendere la bellezza di 12 milioni di dollari, che sono stati destinati anche al suo nuovo VPR Open Source utile per premiare coloro che trovano problemi nei servizi open source sviluppati a Mountain View.

Questa storia continua da diversi anni ed ha avuto un impatto maggiormente pesanre a partire dal 2021, dove aveva già iniziato a spendere 8,1 milioni di dollari per poi innalzare i costi del 50% nel giro di pochi mesi. L’aumento è in parte dovuto al lancio di nuovi prodotti che Big G ha effettuato durante l’anno 2022, come dispositivi FitBit e Google Nest e, soprattutto, al lancio del già citato VPR Open Source. Riuscirà a ponderare le sue spese prima che vada in bancarotta?

Sebastiano Spinelli

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