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Se lavori su Youtube devi aprire la partita iva? Ecco la risposta definitiva

Chi lavora con Youtube ha obbligo di partita IVA? La situazione è articolata ma è anche molto chiara, scopriamo cosa fare per essere in regola.

Youtube è una piattaforma che permette ai creatori di contenuti di fare video che hanno potenzialmente una portata illimitata e possono portare fama ma al tempo stesso dei guadagni anche piuttosto importanti.

La partita iva è obbligatoria? (computermagazine)

È utile capire come muoversi per chi sta iniziando ma anche per chi ha visto il suo canale esplodere all’improvviso e non sa come deve comportarsi. Quando si parla di lavoro, di guadagni e di entrate bisogna sempre pagare le tasse. Tuttavia la normativa fiscale si attua diversamente da Paese a Paese.

Quando una persona inizia a fare video su Youtube può scegliere se monetizzarli o meno, questo conviene quando c’è un bacino d’utenza tale che va generare visite. La pubblicità in piattaforma è la principale fonte di guadagno ed è connessa ad Adsense, quindi direttamente gestita da questa. Tuttavia il guadagno dei creatori di contenuti video spesso arriva anche da collaborazioni esterne come creazione di contenuti per sponsorizzare un prodotto.

La partita Iva è obbligatoria per lavorare con Youtube?

Il web oggi è una miniera d’oro e tutti possono guadagnare online, soprattutto se hanno una buona idea. Per attivare questa linea è sicuramente importante dare una continuità al canale, una certa personalità e quindi anche farsi notare. Oggi la situazione è diversa dal passato dove bastava poco per esplodere, c’è tanta competizione.

Tasse e lavoro su Youtube (computermagazine)

Oggi ci sono tanti modi di guadagnare con Youtube, abbiamo parlato di Adsense che paga per le pubblicità che si generano in automatico e interrompono la visualizzazione, in questo caso per ogni tot di utenti che vedono quell’annuncio viene predisposto un corrispettivo. Per fare soldi in questo senso bisogna arrivare a molte persone.

Diversa è la questione per chi lavora su un prodotto di nicchia, in questo modo non sono necessari grossi volumi perché potenzialmente si ha un pubblico più ristretto ma al tempo stesso molto interessato. Ad esempio un canale che si occupa di collezionismo di penne è molto settoriale e anche se non avrà milioni di visualizzazioni il suo pubblico sarà molto interessato e quindi le aziende contatteranno il creatore di contenuti per una sponsorizzazione di un prodotto o del brand perché sapranno di avere pochi seguaci ma disposti a spendere.

Ci sono altre forme di guadagno, il merchandising per la vendita di prodotti di ogni tipo con il logo, la pubblicità dei brand a pagamento, gli abbonamenti. È facile intuire come sia una questione molto complessa ma questa attività se non è un hobby ed è legata ad un introito prevede che sia necessario aprire la partita IVA per i pagamenti con tanto di codice Ateco, iscrizione alla Camera di Commercio nel Registro delle Imprese e pagamento dei contributi all’INPS. Si può scegliere un regime vantaggioso per risparmiare come quello forfettario che ha grandi agevolazioni soprattutto per i più giovani ma bisogna in ogni caso pagare tutto quanto dovuto.

Valentina Giungati

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