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Koniku ed Airbus insieme per dei ‘nasi artificiali’: la loro utilità

La Koniku ha sviluppato un prototipo di nasi artificiali che potrebbero essere in grado di fiutare gli odori: l’idea è di utilizzarli all’interno di aeroporti

La Koniku, start up con sede nella Silicon Valley, sta progettando sensori ad alta tecnologia sviluppati con cellule geneticamente modificate e capaci di captare gli odori. La forma di questi dispositivi ricorda una medusa viola incastrata in un materiale plastico. Le cellule vengono integrate con un chip in silicio in grado di raccogliere segnali olfattivi e processarli attraverso un sistema di apprendimento automatico. Nel momento in cui un odore viene identificato come minaccia, il dispositivo si illumina. I test effettuati dalla Koniku, in collaborazione con l’Airbus, sono andati bene e da dicembre partiranno le prove presso gli aeroporti di San Francisco e Singapore.

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Koniku ed i nasi artificiali, i dubbi degli esperti

I dispositivi pesano 350 grammi e le dimensioni equivalgono a quelle di uno smartphone. L’idea è quella di posizionarli all’ingresso di terminal, ai banchi del check-in o all’ingresso di aeromobili. Il prototipo costa circa 3mila dollari, mentre quello di un cane esperto si aggira sui 200mila dollari. Inoltre, qualora venisse prodotto in serie, il prezzo potrebbe calare. L’obiettivo, oltre a quello di fiutare droga ed esplositivi, è quello di poterli utilizzare anche per rilevare la possibile presenza del Covid-19. A tal proposito, si sta collaborando con la Treximo, azienda di biotecnologia, per capire le reali potenzialità del dispositivo.

C’è da dire che questo ‘naso artificiale’ ha suscitato diversi dubbi negli scienziati. Secondo quanto riferito dalla CNN, il professor Timothy Swager ha spiegato che l’integrazione di proteine naturali nei circuiti di silicio sia difficile. Al contrario, qualora riuscisse, sarebbe un vero e proprio miracolo tecnico. Il professor Kenneth Suslick ha espresso dubbi per l’assenza di riscontri scientifici e di pubblicazioni che ne spiegano la tecnologia. La Koniku, essendo una società, può condividere i dati con i clienti in base ad accordi di non divulgazione. Il riscontro si avrà dunque sul campo.

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Mattia Di Gennaro

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