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Saremo schiavi della pubblicità anche nei videogiochi: utenti indignati

Spot pubblicitari nei videogiochi? È questa l’ultima, suggestiva chiacchiera che da qualche ora sta catalizzando l’attenzione dei videogiocatori: cosa c’è di vero e cosa no?

Mbappè in FIFA 22

Pubblicità in game? Ebbene, sembra che l’ultima trovata degli sviluppatori di videogiochi possa diventare una realtà consolidata. Protagonisti della vicenda i ragazzi di Electronic Arts. Quello che universalmente viene considerato il più grande tra i colossi dell’industria gaming.

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EA: il colosso punta sulle pubblicità in game

Logo EA

Da FIFA a Battlefield, passando per Mass Effect, Need for Speed e The Sims, EA detiene oggi un quantitativo incredibile di studi di sviluppo, chi più, chi meno redditizio. Ebbene, secondo quanto emerso, la casa californiana dei videogiochi potrebbe presto far affiorare gli spot pubblicitari nei suoi videogiochi.

La smentita è però giunta immediatamente, direttamente da un portavoce di Electronic Arts intervenuto in una nota su PC Gamer. “A seguito dei report inesatti che suggerivano la nostra intenzione di introdurre degli spot pubblicitari ‘in stile TV’ nei nostri giochi – ha detto il portavoce -, volevamo chiarire che la pubblicità ingame per i titoli console non è un qualcosa che stiamo esaminando attualmente, o sul quale abbiamo già firmato accordi per l’implementazione. Il nostro obiettivo primario è quello di creare la migliore esperienza possibile per i giocatori“.

Insieme ad Electronic Arts, protagonista di questo curioso caso di cronaca videoludica la piattaforma playerWON di Simulmedia, che già oggi sta testando l’introduzione di alcuni spot pubblicitari tra una partita e l’altra o nelle numerose fasi di caricamento dei vari livelli.

Per dirla tutta si tratta di una pratica che viene già ampiamente sfruttata su piattaforme mobile. Non è difficile imbattersi in videogiochi per smartphone – iOS o Android – che fanno proprio di questi inframezzi pubblicitari la loro fonte di guadagno principale.

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Ovviamente laddove non vi è un pagamento a seguito dell’acquisto di un gioco l’utente è “costretto” a sorbirsi spot pubblicitari o pop-up più o meno invadenti e fastidiosi. Su console la situazione risulterebbe diversa proprio per via dei costi necessari per accaparrarsi un titolo.

Fabio Alberti

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