Con l’avvento della pandemia e l’introduzione massiccia per la prima volta in Italia dello smartworking, in molti, fra i lavoratori da casa, si sono domandati come avere protezione e privacy per il proprio pc.
Partiamo dal dire che, a discapito di quanto si potrebbe pensare, stando ad un recente sondaggio condotto da Vanson Bourne, riportato dal quotidiano Repubblica, il lavoro “distribuito”, quindi fra ufficio, casa e in viaggio, ha permesso di ottenere dei vantaggi, sia per quanto riguarda lo stesso business, quindi in termini di profitto, quanto per il coinvolgimento dei dipendenti. Di conseguenza lo smartworking si è diffuso a macchia d’olio in numerose aziende italiana nell’ultimo anno, considerato non un benefit ma un semplice prerequisito. Del resto lavorare da casa, per molti, rappresenta una grande agevolazione; pensate ad esempio a coloro che per recarsi sul luogo del lavoro devono compiere lunghi viaggi in auto o con i mezzi pubblici; o ancora, posti di lavoro dove i colleghi e/o i capi non siano proprio simpaticissimi.
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Ebbene, in tutte queste situazioni si sono verificati dei veri e propri miglioramenti sul lavoro, con il 74% degli intervistati del sondaggio di cui sopra che ha dichiarato di aver ottenuto dei benefici dall’esperienza smartworking. Ma se da una parte i benefit sembrano essere evidenti, dall’altra, non mancano gli aspetti negativi, ovvero, il tema sicurezza, e qui ci ricolleghiamo alla domanda d’apertura: come avere protezione e privacy nei pc di casa? Le imprese sono state chiamate a definire un insieme strutturato di policy “basato sulla tipologia di utente – dice a riguardo Repubblica – e sui rischi connessi al provisioning di ciascuna applicazione”.
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Ai professionisti della sicurezza, oltre agli strumenti necessari per monitorare e proteggere l’accesso ai dati della propria aziende, serve quindi “una visibilità e un controllo unificati, necessari per prevenire, rilevare e rispondere alle minacce”. Resta quindi urgente distribuire una difesa efficace in grado di proteggere l’azienda, e nel contempo bisogna ridurre il numero di strumenti e di vendor con cui le aziende lavorano quotidianamente. A riguardo va segnalato l’apporto di VMware Carbon Black Cloud, che offre “un approccio alla sicurezza intrinseca nativa per il cloud che unifica la sicurezza su tutti i punti di controllo di un’azienda: endpoint, carichi di lavoro, cloud, reti e identità, con l’obiettivo di ridurre la superficie di attacco e rafforzare la sicurezza”. E in vista delle sfide future e di una diffusione sempre più massiccia dello smartworking, anche in ottica di possibili nuovi lockdown, le organizzazioni devono cercare di ripensare totalmente il proprio approccio nei confronti della sicurezza, che deve essere appunto pensata nel contesto dell’esperienza dei dipendenti.
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