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Il Texas vieta la moderazione dei commenti sui social: è polemica

E’ polemica negli Stati Uniti dopo che il Texas, famoso stato dal cuore Repubblicano e patria dell’ex discusso presidente Donald Trump, ha deciso di introdurre una legge federale che imponga il divieto di moderare i commenti sui social network postati dai vari utenti.

Texas, legge contro i social: come funziona (Foto Leganerd)

In poche parole chiunque potrà scrivere qualsiasi cosa sui social, senza che lo stesso possa espellere un iscritto o comunque censurare i suoi contenuti. La legge si chiama HB 20 e obbliga le piattaforme social a rivelare come vengono promossi e moderati i contenuti; inoltre, diventano obbligatori i report di trasparenza che alcune aziende come Google e Facebook già producano, e infine, se un contenuto illegale viene segnalato, vi sono 48 ore di tempo per revisionarlo, senza che lo stesso venga quindi bannato in maniera immediata.

IN TEXAS LA LEGGE CHE VIETA LA MODERAZIONE DEI CONTENUTI SUI SOCIAL: MA I GIUDICI LA BLOCCANO…

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Queste regole vengono applicate da ora in avanti a tutti i servizi web, che permetteranno agli utenti di “comunicare con altri utenti principalmente per pubblicare informazioni, commenti, messaggi o immagini” e che al suo interno vantano più di 50 milioni di iscritti. Ci sono poi delle regole rivolte in particolare ai servizi posta elettronica, che da ora in avanti non potranno più filtrare, bloccare o moderare alcun messaggio, almeno che non si tratti di malware, spam, oscenità o contenuti illegali vari. Le pene per chi non si adeguerà alla norma non sono state specificate nel dettaglio, ma si rischia comunque una causa civile e di finire quindi in tribunale.

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Ovviamente, come detto in apertura, non sono mancate le polemiche, come ad esempio quanto affermato dal presidente di NetChoice, che rappresenta Facebook, Google e altre tech company: «La moderazione dei post degli utenti è cruciale per mantenere internet sicuro per le famiglie del Texas ma questa legge metterebbe il governo del Texas a capo delle politiche sui contenuti». Assolutamente contrario anche Adam Kovacevich, CEO di Chamber of Progress, che ha commentato la notizia dicendo: «Costringere le piattaforme di social media a smettere di moderare i contenuti, sia che si tratti di disinformazione o di discorsi di odio ha conseguenze nel mondo reale» poiché «ciò che viene detto online non rimane solo online, ma si riversa nella vita delle persone e ha un impatto sulla nostra salute, la nostra democrazia e le nostre comunità». A questo punto bisognerà capire se la legge verrà realmente introdotta visto che è già stata bocciata dai giudici in quanto violerebbe il Primo Emendamento della Costituzione, che tra l’altro gli stessi Repubblicani puntano a difendere proprio con la stessa legge.

Roberto Mazzucchelli

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