In vendita l’Amazonia su Marketplace: ora Facebook interviene

Un patrimonio naturale inestimabile valore. Più di cinque milioni di chilometri quadrati da preservare, difendere non solo dai cambiamenti climatici ma da qualcosa di addirittura più pericoloso: l’uomo.

La silhouette di Mark Zuckerberg, CEO di Facebook (Adobe Stock)
La silhouette di Mark Zuckerberg, CEO di Facebook (Adobe Stock)

Facebook, in campo a difesa di aree di conservazione ecologica, va all’attacco e decide di vietare la vendita su Marketplace di tutto ciò che può rappresentare un fine losco. Come nel caso della meravigliosa Amazonia, alcune sue parti messe addirittura in vendita in quei siti internet di intermediazione per la compravendita di un bene o un servizio, in primis proprio su Facebook.

“Abbiamo cambiato le nostre politiche commerciali per vietare esplicitamente la vendita di aree protette su Facebook, Instagram e WhatsApp”. Giro di vite da parte di Mark Zuckerberg. “Gli annunci non possono promuovere l’acquisto o la vendita di animali o prodotti animali, o terreni in aree di conservazione ecologica – si legge nella nota ufficiale – fermare le vendite è il primo passo che Facebook sta intraprendendo per affrontare questo problema”.

Mark Zuckerberg alla fine interviene: “Amazzonia, una delle zone fondamentale per la conservazione degli ecosistemi”

Vista satellitare della Foresta Amazzonica (Adobe Stock)
Vista satellitare della Foresta Amazzonica (Adobe Stock)

Facebook doveva intervenire per forza dopo l’inchiesta della BBC, che ha scoperto che su Marketplace sono stati venduti grandi appezzamenti di terreno nella foresta pluviale amazzonica, in molti casi senza nessun tipo di certificazione. Alcuni dei lotti venduti erano lunghi quanto “mille campi da calcio”, ha rivelato l’emittente britannica. Seppur in ritardo, dopo otto mesi dall’appello lanciato dalla BBC proprio a Facebook, Mark Zuckerberg si è mosso, cambiando registro con il riesame di tutte le offerte, soprattutto quelle riguardanti zone fondamentali per la conservazione degli habitat e degli ecosistemi”.

Il gigante High Tech ha affermato che confronterà le offerte con il “database autorevole” di un’organizzazione internazionale senza nome, di aree protette, al fine di identificare elenchi che contengono parti di aree proprio quelle zone “fondamentali per la conservazione degli habitat e degli ecosistemi e sono fondamentali per affrontare la crisi della natura globale”. Quelle offerte che rientrano in questi elenchi non saranno approvati su Marketplace, soprattutto nello stato attuale della foresta pluviale.

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Da molti considerata il Polmone Verde della Terra, l’Amazzonia per continuare a sopravvivere deve combattere con gli interessi dell’industria mineraria e dell’agricoltura industriale, sempre più pressanti, basti pensare che la foresta pluviale brasiliana si è ridotta di ben 7900 km² a causa della deforestazione, una superficie corrispondente a oltre un milione di campi da calcio, solamente tra l’agosto 2017 e il luglio 2018.

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Secondo Gizmodo la nuova posizione di Facebook sulle vendite di terreni protetti “è solo un altro divieto aggiunto alla crescente lista di cose vendute attraverso la sua piattaforma che l’azienda sta cercando di eliminare”. Secondo una recente inchiesta del Wall Street Journal sulla falsariga di quelle svolte da organizzazioni indipendenti, Facebook e Instagram sono tutt’ora utilizzati in molti Paesi per la vendita di droga e armi, oltre ad animali rari e antichità trafugate.

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