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La CIA storce il naso per la mancata privacy derivata dai social

La Cia, acronimo di Central Intelligence Agency, la principale agenzia degli Stati Uniti assieme all’Fbi, non è affatto convinta del mondo iper controllato di oggi. Potrebbe sembrare un paradosso visto che l’obiettivo degli agenti della Cia è proprio quello di “spiare” gli altri, ma in realtà è proprio così, e a spigarlo è stato niente di meno che William Burns, il direttore della stessa agenzia a stelle e strisce.

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Secondo lo stesso, infatti, la pervasività odierna della tecnologia, invece di asseconda lo spionaggio, lo ostacolerebbe rispetto al passato. In particolare Burns punta il dito nei confronti della tracciabilità degli smartphone, ma anche della presenza ovunque delle telecamere, nonché delle varie tracce online che si lasciano ogni qual volta si naviga sul web, facendo ad esempio una semplice ricerca sul motore di ricerca di Google.

Privacy (foto Adobestock)

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Si tratta di elementi che rendono difficile per un agente rimanere di fatto invisibile, soprattutto per una persona costretta ad agire sotto copertura o sotto mentite spoglie, in un paese straniero. “Un tempo – spiega a riguardo Burns, come si legge su Hdblog.it – un funzionario della CIA poteva varcare i confini con un bouquet di identità e viaggiare in sicurezza in città straniere con poche possibilità di essere scoperto. Adesso deve fare i conti con gli ostacoli digitali tipici del mondo attuale: videocamere di sorveglianza, scansioni biometriche alle frontiere, per non parlare di smartphone, smartwatch e automobili capaci di ricavare informazioni costanti sulla posizione. E poi ci sono le polveri digitali, le tracce del nostro passaggio su internet che lasciamo quasi tutti”.

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Sulla questione si è espresso anche il Wall Street Journal, uno dei quotidiani più autorevoli al mondo, riportando d’attualità alcune dichiarazioni rilasciate nel 2018, dall’allora vicedirettore del dipartimento scienza e tecnologia della CIA, Dawn Meyerriecks: “I servizi di intelligence di una trentina di Paesi – diceva tre anni fa l’ex agente – hanno smesso di controllare fisicamente i funzionari della CIA, per avere notizia del momento in cui lasciano gli uffici (e, potenzialmente, iniziare delle indagini nei confronti dei Paesi per cui lavorano, ndr). Tra videocamere a circuito chiuso e reti wireless, non ne hanno più bisogno”. Cosa fare quindi? Secondo un ex ufficiale della Cia che ha spiegato di aver assunto nove diverse identità nel corso della sua carriera, l’unico modo per adattarsi al mondo digitale di oggi è quello di essere se stessi. La soluzione è quindi quella di vivere un’altra vita ma con proprio nome, e cognome, divenendo a seconda della situazione un uomo d’affari, un accademico o qualsiasi altro lavoro, apparentemente e ovviamente slegato dalla Cia e dal governo degli Stati Uniti.

Roberto Mazzucchelli

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