Esplosione spaziale, gli scienziati sono interdetti: un viaggio temporale di 670 milioni di anni

C’è un’esplosione spaziale che sta letteralmente catalizzando l’attenzione degli scienziati, degli amanti dello spazio, e degli addetti ai lavori.

Grande nube di Magellano, 18/9/2022 - Computermagazine.it
Grande nube di Magellano, 18/9/2022 – Computermagazine.it

Si tratta di una deflagrazione che, come sottolineato da Tecnologia.Libero.it, permetterebbe di osservare quanto accaduto in passato nel nostro universo. Una sorta di fossile spaziale, un resto di una Supernova che si trova a circa 160.000 anni luce dal nostro pianeta, e che racconterebbe una storia davvero antica, al punto da spiegare alcuni fenomeni che si sono verificati agli albori della nostra storia. L’oggetto dell’osservazione è precisamente la Grande Nube di Magellano, già ben nota per la presenza al suo interno di un “gigante luminoso”, e di una grande anomalia che sarebbe in grado di “piegare la luce”. La Grande Nube di Magellano in sostanza è una piccola galassia, forse un satellite della via Lattea, che è osservabile anche a occhio nudo di notte, nell’emisfero australe della Terra. La sua particolarità è quella di essere molto simile alla nostra galassia, di conseguenza ciò che si può osservare al suo interno è considerato una sorta di riassunto di quanto accaduto al nostro spazio. Ecco perchè gli studiosi si stanno concentrando sull’esplosione spaziale rilevata dal telescopio orbitale Chandra XRay e poi analizzata dal telescopio spaziale Hubble, una deflagrazione che aiuterebbe in particolare a “determinare l’evoluzione e la scomparsa di una stella lontana”, scrive Tecnologia.Libero. La sua individuazione porterebbe a comprendere le cause dell’estinzione della stella, e ciò è molto importante perchè riguarda in generale la vita di tutte le stelle.

Grande nube di Magellano, 18/9/2022 - Computermagazine.it
Grande nube di Magellano, 18/9/2022 – Computermagazine.it

LA MISTERIOSA ESPLOSIONE NELLO SPAZIO CHE STA CATALIZZANDO L’ATTENZIONE DEGLI SCIENZIATI

“Pare infatti – aggiunge ancora Tecnologia.Libero – che il corpo celeste che ha lasciato le tracce della sua fine possa essere “morto” o estraendo, in qualche modo, materia da una stella vicina e dunque diventando troppo grande per continuare a esistere, o fondendosi con una nana bianca. Sia nel primo che nel secondo caso, la conseguenza sarebbe stata un’esplosione termonucleare, chiaramente distruttiva”. Partendo da uno scatto realizzato dal telescopio Hubble, i ricercatori hanno confrontato le immagini scattate negli anni 2010, 2011 e 2020, per misurare la velocità dell’onda d’urto dell’esplosione, e secondo i calcoli, la luce derivante dall’esplosione avrebbe raggiunto la terra 670 milioni di anni fa “aprendo una finestra sul passato che permette di stabilire quando si è verificata la detonazione, cosa l’ha provocata e facendo sì che, adesso, la comunità scientifica abbia un’idea più chiara sulle esplosioni verificatesi nel periodo del Big Bang”, conclude il sito.

? FONTE: tecnologia.libero.it

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