LEIA e LUKE, due nomi altisonanti che appartengono al progetto italiano LICIACube. Grazie alla sonda è stato possibile fotografare il nostro pianeta alla distanza record di oltre 14 milioni di km.
Si chiama Light Italian CubeSat for Imaging of Asteroids, più comunemente conosciuto come LICIACube, ed è la sonda, tutta italiana, di cui vi vogliamo parlare oggi. L’obiettivo di questo piccolo oggetto fotocamere-dotato è di riprendere ciò che accade a milioni di km di distanza da noi, e di farlo ad una qualità spaventosa. Ad esempio, le fotocamere LEIA e LUKE, nomi dati in onore dei personaggi di Star Wars, serviranno a riprendere il momento dell’impatto tra la sonda DART ed il piccolo asteroide Dimorphos.
Ma c’è di più. La sonda tricolore avrebbe infatti fotografato il nostro pianeta ad una distanza spaventosa. Ben 14 milioni di km dalla nostra piccola verdeggiante e azzurrissima casa. Anzitutto parliamo di un oggetto le cui dimensioni sono tutt’altro che “spaziali”, ma che contiene al suo interno una tecnologia sopraffina. La lunghezza focale della prima fotocamera, LEIA, è di 220 millimetri, con una risoluzione di 1.13 metri / pixel a 55 chilometri. La seconda, LUKE, è dotata di un sensore CMOS da 1088 x 2048 pixel, risoluzione di 4.31 m/pixel a 55.2 chilometri di distanza, con una lunghezza focale di 70.55 millimetri.
“Si tratta della prima missione italiana nello spazio profondo”, precisa Elisabetta Dotto, ricercatrice all’INAF di Roma e coordinatrice del gruppo di ricercatori al lavoro sulla missione sin dalla sua ideazione, “e queste prime immagini delle Pleiadi e della Terra ci hanno permesso di verificare il corretto funzionamento del sistema di acquisizione e invio dei dati a Terra. Trattandosi di una missione tecnologicamente molto complessa realizzata da un nanosatellite che vola a circa 24000 km/h a 14 milioni di km dalla Terra, siamo molto orgogliosi del lavoro fatto sin qui”.
“L’immagine scattata da LICIACube ha dimostrato come un satellite di piccole dimensioni, grazie a un’elevata tecnologia, sia in grado di acquisire immagini di alta qualità a distanze di milioni di chilometri dalla Terra, dove è presente un ambiente estremamente ostile” ha invece detto David Avino, CEO e founder di Argotec. “Questi livelli di performance di affidabilità sono trasferibili in numerosi altri progetti, come quelli di osservazione della Terra. ASI e Argotec stanno scrivendo una pagina importante dello Spazio italiano”.
? FONTE: ASI
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