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Curiosità

Privacy, questa startup italiana ha progettato un vestiario deindentificativo contro le AI che vogliono sapere tutto di noi

Una startup ha progettato un tipo di vestiario molto diverso da quello a cui potremo pensare attualmente. Cosa ha pensato di fare questa nuova società?

Questo genere di vestiti, forse, saranno rivoluzionari – Computermagazine.it

La nuova startup prende il nome di Cap_able, ed è stata fondata Rachele Didero per produrre dei capi d’abbigliamento che impediscono le operazioni delle intelligenze artificiali. L’idea è venuta nel 2019 durante un periodo di studio a New York, e il segreto sta in quella che gli americani chiamano “adversarial pattern”, e che in italiano si potrebbe tradurre con immagine avversativa: “La nostra soluzione permette di nascondersi senza nascondersi, cioè senza dover coprire il volto, che è una cosa illegale e anzi, con i nostri vestiti si spicca in mezzo agli altri e si è fortemente riconoscibili dagli altri umani, cioè dalla nostra specie, ma irriconoscibili per le macchine”.

Le ragazze hanno brevettato il tessuto usato per la loro Collezione Manifesto nel febbraio del 2021, anche grazie a una partnership con il Politecnico di Milano, tuttavia sono stati necessari dei mesi di studi sul machine learning, sui tessuti, sui volumi del corpo per capire quali colori e forme combinare insieme allo scopo ostacolare l’attività delle IA impegnate nel riconoscimento facciale: “Abbiamo fatto test con software di riconoscimento degli oggetti e delle persone. Poi abbiamo realizzato i primi campioni di quelli che sarebbero diventati i nostri capi d’abbigliamento, per poter condurre prove ancora più approfondite. Quelli più riflettenti, come cotone, viscosa e seta, sono più efficaci per lo scopo che ci siamo date. Meglio non usare lana, mohair o cachemire, se non in piccole percentuali e comunque mescolati al resto”.

Ma le dichiarazioni su questo meraviglioso progetto non finiscono qui, anche perché hanno lavorato sodo per arrivare a sviluppare un ottimo concept: “Il disegno è in qualche modo più forte del volto della persona, spicca e confonde il software di riconoscimento. La macchina non capisce proprio che dietro a quel disegno c’è una persona. Quando una IA capisce che in quello che sta guardando c’è una persona, inizia un’analisi più approfondita e va alla ricerca di dettagli come i tratti del viso, la posizione degli occhi, l’espressione del volto e così via: i nostri abiti bloccano questo processo prima ancora che inizi“. A fine settembre la pagina di crowdfunding per lo sviluppo del programma sarà attiva: vogliono arrivare a raccogliere quasi 100.000 euro per riuscire ad organizzare varie progettazioni, come i capi di abbigliamento, le borde, i cappelli e quant’altro. Ma non aspettatevi prezzi bassi: parliamo di 380 euro per una t-shirt e 560 per un felpa con cappuccio.

? Fonte: www.repubblica.it

Sebastiano Spinelli

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