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Smart working semplificato, che succederà dopo il 30 aprile?

In tempi di emergenza sanitaria, Covid-19 e i suoi vaccini, smart working, aprile non è più il mese del “dolce dormire”. Qualcuno si deve svegliare. E anche di brutto. Alla svelta. Basta leggere uno stralcio dell’articolo 19 del DL numero 183 del 31 dicembre 2020, così come modificato in sede di conversione in legge, per rendersene conto.

Smart Working (Adobe Stock)

I termini previsti dalle disposizioni legislative di cui all’allegato 1 sono prorogati fino alla data di cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e comunque non oltre il 30 aprile 2021, e le relative disposizioni vengono attuate nei limiti delle risorse disponibili autorizzate a legislazione vigente”.

Smart working, allarme sindacati: “Così c’è il rischio di un salto nel vuoto”

Notebook (Adobe Stock)

Con la conversione in legge del Decreto Milleproroghe lo smart working semplificato ha una deadline ben precisa: dopo il 30 aprile, infatti, non sarà più possibile assentarsi dal lavoro senza perdere il proprio posto, i giorni di assenza non verranno calcolati nel periodo massimo di malattia.

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La domanda sorge spontanea. Dopo il 30 aprile e lasciando stare il Primo Maggio, guarda caso proprio la giornata dei lavoratori, cosa accadrà? Risponde Roberto Benaglia, con delle frasi tutt’altro che rassicuranti e più vicino a un allarme lanciato.

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Fra poco più di 3 settimane milioni di lavoratori in Smart Working, tra cui molti metalmeccanici, rischiano di non avere più regole di riferimento per lavorare a distanza durante la pandemia – così il Segretario Generale Fim Cisl, sulle colonne del CorCom – Il decreto legge Sostegni infatti non ha reiterato la gestione emergenziale che ha accompagnato da oltre 1 anno la pandemia e che scade il prossimo 30 aprile”.

Sempre sul CorCom si entra nel nocciolo della questione. “Siamo di fronte a un possibile salto nel vuoto nel rapporto tra lavoratore e impresa che getta nell’incertezza una platea importante di lavoratori, a cui bisogna porre rapidamente rimedio – continua il sindacalista – siamo ancora in fase emergenziale”.

Fino al 30 aprile i datori di lavoro del settore privato continueranno a comunicare al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, i nominativi dei lavoratori e la data di cessazione della prestazione di lavoro in modalità smart working semplificato, utilizzando piattaforma e moduli semplificati messi a disposizione dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Tutto ok. Ma dopo il 30 aprile? Ai posteri l’ardua sentenza, con un avvertimento: aprile in tempo di pandemia è tutto fuorché il mese del dolce dormire.

Antonino Gallo

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