Voli imprevedibili ed ascese velocissime: addio al maestro Franco Battiato

Si è spento a 76 anni il geniale musicista catanese. Le sue canzoni sono ricche di riferimenti filosofici e termini colti, ma parlano anche di tecnologia e progresso.

Catania
Franco Battiato era nato nel 1945 a Ionia, vicino Catania (by Adobestock)

Se ne è andato nella notte Franco Battiato. Il maestro della musica italiana, malato da tempo, si è spento nella sua abitazione di Milo, in provincia di Catania, dove si era ritirato ormai da parecchi mesi. Oltre cinquanta anni di carriera ed un panorama stilistico senza confini, per generi e sonorità sperimentate. Ci ha fatto cantare, riflettere, divertire ed emozionare. E soprattutto, bisogna ammetterlo, tramite i suoi testi ha insegnato a ciascuno di noi una miriade di cose, di cui altrimenti forse non saremmo mai venuti a conoscenza. Il suo linguaggio forbito unito ad una straripante urgenza comunicativa stimola di continuo la mente dell’ascoltatore a vagare verso territori impensabili, alcuni ostici e di difficile comprensione ma certamente degni tutti di essere esplorati.


Il momento d’oro arriva nel 1981 con La Voce Del Padrone, primo long-playing a superare il milione di copie vendute nella storia della musica italiana. I brani contenuti nell’album uniscono pop elettronico ed attitudine orchestrale in un modo semplice ma rivoluzionario, ed è proprio da quel momento che la gente comune comincia a mostrare interesse per un personaggio sui generis che fa del sapere enciclopedico il suo DNA. Impossibile stilare un elenco completo dei suoi capolavori, ma si possono tracciare alcune linee guida fondamentali all’interno di una produzione formidabile che stravolge i canoni della nostra canzone. La Voce del Padrone attinge a piene mani da storia, religione, scienza e filosofia per confezionare hits epocali: si va dai gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi in “Centro di gravità permanente” ai codici di geometrie esistenziali ne “Gli uccelli”, dallo shivaismo tantrico di “Sentimiento nuevo” alle stoccate politiche di “Bandiera bianca”, che seguono di qualche mese l’invettiva “Up patriots to arms”, contenuta nell’omonimo LP del 1980, o la profetica “L’era del cinghiale bianco” del 1979.

Gli insegnamenti chiave di Franco Battiato

Dischi
Di tutti i suoi dischi, La voce del padrone è stato quello che ha venduto di più (by Adobestock)

Gli anni ottanta però regalano molto altro, fedeli al motto “l’evoluzione sociale non serve al popolo se non è preceduta da un’ evoluzione di pensiero” (come recita “New frontiers”, contenuta nel successivo L’Arca di Noè del 1982, lo stesso di “L’ esodo” e “Voglio vederti danzare” ). Battiato ha stretto un ispirato sodalizio artistico col violinista Giusto Pio, il musicista Francesco Messina e il produttore Angelo Carrara, ed è un susseguirsi di collaborazioni importanti (Milva, Alice, Giuni Russo e Alberto Radius) e scelte mai banali che spingono ad ampliare le prospettive. Orizzonti perduti del 1983 ha un format più romantico e cantautorale ma comincia a fare i conti con progresso e tecnologia (“La musica è stanca”, “Gente in progresso”), direzione confermata nel 1985 dall’epocale Mondi Lontanissimi che si tuffa pure nella medicina (“mi son comprato un personal computer, ma il cuore soffre un poco di aritmia”, da “Personal Computer”). Da ascoltare anche “Via lattea” e “No time, no space”, orecchiabili solo all’apparenza malgrado mettano in compendio significati criptici e non immediatamente decifrabili.

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Dopo alcune opere di stampo neo-classico (Genesi e Come un cammello in una grondaia) o a sfondo più introspettivo-esistenzialista (Fisiognomica nel 1988 lancia la splendida “E ti vengo a cercare” mentre Café de la paix sfodera l’ottima “Lode all’Inviolato”) si giunge di botto agli anni novanta, quando la reiterata partnership col filosofo conterraneo Manlio Sgalambro segna un punto di non ritorno verso una magniloquenza intellettualista per pochi eletti (sia pur con picchi d’alta classifica come la sentimentale “La cura”, che nel 1997 regalerà in assoluto una delle sue canzoni più amate).

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Negli anni duemila infine Campi magnetici ed Un soffio al cuore di natura elettrica chiudono il cerchio ripescando dalle istanze minimali ed avanguardiste delle origini: il cammino di Franco Battiato difatti era iniziato con due dischi, Fetus e Pollution, che già nel 1971-1972 si erano addentrati in argomenti futuristici come cariocinesi, manipolazione genetica, ricerca sui cromosomi (“colpa dell’ereditarietà, sarò una cellula, viaggeremo più veloci della luce del sole”) e neuroscienze in generale. Ma la lezione più bella rimarrà sicuramente quella sui sentimenti: non dimenticheremo mai “Summer on a solitary beach”, “Stranizza d’amuri” e “I treni di Tozeur”. Buon viaggio Maestro, e grazie per gli insegnamenti.

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