E venne il giorno del Green Pass: chi ci controlla cosa legge e di quali nostre informazioni ha accesso?

E’ scattato venerdì scorso, 6 agosto, il Green Pass obbligatorio per ristoranti al chiuso, cinema, eventi, bar, piscine, e molte altre realtà: ma fra le informazioni personali quali sono quelle che vengono controllate? Vi cerchiamo di spiegare tutto nel dettaglio.

Green Pass, tutto quello che c'è da sapere (Foto Fanpage)
Green Pass, tutto quello che c’è da sapere: i dettagli (Foto Fanpage)

Come ricorda il Corriere della Sera, sono diverse le domande che sono sorte spontanee fra i nostri conterranei, come ad esempio “Questa è un’immagine che contiene diversi dati personali, ma quali esattamente? E che informazioni saranno in grado di vedere tutti quegli esercenti che leggeranno il nostro QR Code? In altre parole, ci sono pericoli per la privacy?”. Questioni senza dubbio lecite anche perchè la tendenza è quella di un Green Pass sempre più obbligatorio per vivere normalmente, tenendo conto che dal primo settembre entrerà in vigore anche su treni, aerei, per il personale scolastico e via discorrendo.

Green Pass, quali informazioni diamo? (Foto AsiProvinciadiMilano)
Green Pass, quali informazioni diamo? Le risposte (Foto AsiProvinciadiMilano)

GREEN PASS, TUTTO QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE SUI NOSTRI DATI CHE VERRANNO VISUALIZZATI

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Il Green Pass viene “scansionato” attraverso il QR Code personale, che ovviamente risulta criptato e visibile solamente a chi di dovere, così come stabilito dall’Unione Europea. Servono quindi dei software specifici per estrarne il contenuto, ma chi è un attimo avvezzo al linguaggio di programmazione potrebbe comunque riuscirci. Proprio per questo nelle scorse settimane il Garante della Privacy aveva specificato quanto fosse pericoloso condividere il proprio QR Code sui social, una triste moda che si era diffuso soprattutto a inizio vaccinazione per la fascia più giovane e quindi più “internauta”. Del resto nel codice del passaporto vaccinali sono inseriti nome, cognome e data di nascita, quindi i codici relativi alla malattia di riferimento, ovviamente il covid, il tipo di vaccino, il produttore dello stesso, e la serie numerica della dose che abbiamo ricevuto. Viene poi specificata la data della somministrazione, lo stato in cui è stata effettuata e l’ente certificatore responsabile. Per quanto riguarda il tampone, invece, viene specificato il tipo e il nome del test effettuato, la casa produttrice e da chi è stato fatto, oltre alla data e il risultato del tampone. Infine, per il Green Pass per ex positivi, viene comunicato la data del primo tampone positivo, la durata del certificato di positività e altre info correlate.

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Giulio Coraggio, avvocato specializzato in privacy e protezione dei dati personali, socio dello studio legale DLA Piper, dispensa comunque sicurezza: «Mi sembra sia stato fatto un buon lavoro in relazione alla privacy. L’app dedicata non raccoglie nessun tipo di dato. La logica di base è che l’informazione rimane solo nelle mani dell’individuo che lo mostra all’ingresso», non ci saranno quindi dei registri ne liste salvate nel nostro QR Code dei luoghi visitati. «Il governo italiano – ha continuato – ha adottato un approccio molto restrittivo rispetto a quanto previsto a livello europeo. Tramite l’app, l’esercente non vedrà nessuna nostra informazione. Potrà controllare soltanto se siamo abilitati a entrare nella struttura». L’app VerificaC19, che è quella che permette di verificare appunto la validità del Green Pass, è stata progettata affinchè nessun dato venga salvato «È bene che coloro che eseguiranno questi controlli siano correttamente istruiti, anche sul rispetto della privacy. Bisogna creare procedure interne e dare informazioni specifiche per assicurare che questi dati non vengano in nessun modo conservati. La norma dice in modo chiaro che non devono essere raccolti». Infine da ricordare come non sia obbligatorio esibire la carta d’identità alla richiesta del Green Pass, come specificato nel testo del decreto correlato.

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