Quanto la tecnologia entra nella pelle: il caso del ragazzo che si è tatuato questo “codice”

Una storia stravagante. Talmente strana da far notizia, diventare di tendenza sui social, riempire perfino pagine di un quotidiano. Chissà se Andrea Colonnetta, uno studente dell’Università di Reggio Calabria che si è tatuato il codice QR del suo Green pass sul braccio, l’ha fatto per una fervida convinzione. Chissà quanta voglia ha influito le conseguenze nel post sui social, catturando una valanga di visualizzazioni. Chissà.

Green Pass, la conferma di un vaccino effettuato (Adobe Stock)
Green Pass, la conferma di un vaccino effettuato (Adobe Stock)

Quel che è sicuro è la spiegazione ufficiale della sua instagrammata. “Così ce l’ho sempre con me“. Il tatuaggio ha fatto il giro del web, di questi tempi quasi scontato. Così invece Gabriele Pellerone, colui che ha fatto il tatuaggio, che si è concesso direttamente in un’intervista sul quotidiano online Il Reggino: “Ci si tatua per diversi motivi, anche per ricordare un periodo storico come questo, e tutto ciò che ha generato o lasciato durante il suo percorso. A prescindere da ciò, non esiste un modo oggettivo di vedere le cose: che sia nel bene o nel male, ogni persona ha una storia da raccontare ed un proprio modo di vedere o interpretare ogni cosa, oltre ogni forma di pregiudizio”. Tant’è.

Green Pass aumenta l’obbligatorietà fra ristoratori e baristi

Green Pass, dal 6 agosto uno strumento necessari ora indirettamente obbligatorio (Adobe Stock)
Green Pass, dal 6 agosto uno strumento necessari ora indirettamente obbligatorio (Adobe Stock)

Tatuato e tatuatore hanno fatto sul serio, a quanto pare, visto che una volta terminato il tatoo, si sono anche assicurati che il “codice” venisse riconosciuto in modo da renderlo effettivamente utilizzabile. Esperimento riuscito, parola di video postato su Instagram.

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Feedback più o meno positivi quelli raccolti da Andrea Colonnetta sul suo profilo. Centinaia di commenti, fra lo stupito, l’ironico e il perplesso. La domanda più ricorrente? Cosà accadrà fra nove mesi quando il green pass andrà rinnovato? Un altro tatoo oppure la trasformazione di quello attuale? Lo scopriremo solo vivendo.

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Alla fine della storia, il fine può giustificare i mezzi: avere un Green Pass è cosa buona e giusta. Praticamente obbligatoria, anche se di obbligatorio – ahinoi – ancora non c’è nulla. Dai rifugi trentini ai ristoranti siciliani, passando il Centro dello Stivale, scuole, aziende, e a breve anche il Parlamento, dal 6 agosto il Green Pass è un requisito principale, figlio di un decreto di luglio, da esibire dove richiesto. In posti sempre più numerosi. Ristoratori e i baristi rappresentati dalla Fipe, per esempio, spingono per l’obbligatorietà, anche in considerazione di scongiurare nuove misure restrittive per le imprese. Un po’ come la CISL, con il segretario Lugi Sbarra, al quale per il governo ha risposto al Meeting di Rimini, con l’inevitabile prudenza imposta dalla situazione esplosiva, il ministro del Lavoro Andrea Orlando: “Tutti gli strumenti e tutte le vie di contrasto al Covid, nel rispetto delle valutazioni della comunità scientifica – si legge sul Sole 24 Ore – vanno percorsi: sono favorevole a esplorare tutte le soluzioni che consentano di mettere il più possibile in sicurezza gli italiani”. Andrea Colonnetta, senza saper né leggere né scrivere se l’è tatuato, così da togliersi il pensiero.

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