La Cellula Pac Man sintetica è in grado di imitare quelle naturali: svolta nella scienza grazie a un ricercatore Italiano

Tōru Iwatani e la Namco sono stati dei geni. Diretti e indiretti. Hanno ideato un videogioco cult negli favolosi Anni ’80 che tutt’ora va di moda. Pac Man, però, ora diventa una cellula vera e propria in grado di imitare quelle natura. Stringi, stringi, con lo stesso procedimento della ormai mitica creatura sferica di colore giallo.

Pac Man, il mitico videogioco della Namco, creato nel lontano 1980 (Adobe Stock)
Pac Man, il mitico videogioco della Namco, creato nel lontano 1980 (Adobe Stock)

Gli scienziati dell’Università di New York e Chicago e hanno sviluppato una cellula artificiale in grado di mangiare i batteri, proprio come l’affamato personaggio dei videogiochi Pac-Man. Anche se quella che ha tutti i crismi di una scolta nel campo delle scienze va ascritta a un ricercatore italiano: Stefano Saccanna.

“Il nostro design – spiega il docente di chimica presso l’Università di New York e autore dello studio – consente alle cellule artificiali di operare autonomamente in mansioni di trasporto attivo, fino ad oggi relegata al dominio delle cellule viventi”. Le cellule hanno le dimensioni di un globulo rosso e possono essere utilizzate per “mangiare” batteri cattivi come l’E coli, fornire farmaci a siti del corpo e ripulire l’inquinamento nell’acqua.

La cellula può essere fatta pompare o “mangiare” illuminandola con una luce

Pac Man, dal videogioco alla scienza il passo è breve (ICrew)
Pac Man, dal videogioco alla scienza il passo è breve (ICrew)

La cellula Pac-Man è stata creata dai ricercatori delle università di New York e Chicago perforando un foro microscopico in una sfera realizzata con un polimero, per consentire alla materia di entrare o uscire. La cellula può essere fatta pompare o “mangiare” illuminandola con una luce.

La ricerca è stata pubblicata su Nature. Riecco il protagonista dell’iconico videogioco della Namco. “Pensa alle imitazioni cellulari come il videogioco Pac-Man – continua Saccanna – vanno in giro a mangiare le sostanze inquinanti e le rimuovono dall’ambiente. Il nostro concetto di design consente a questi imitatori di cellule artificiali di operare autonomamente ed eseguire attività di trasporto attivo che finora sono state confinate al regno della cellula vivente”, aggiungendo che la cellula artificiale può “ingerire, elaborare ed espellere corpi estranei”.

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Il pool di ricercatori delle Università di New York e di Chicago hanno testato le imitazioni cellulari in diversi ambienti. “In un esperimento, hanno sospeso i mimi cellulari nell’acqua – rivela il tabloid inglese Daily Mail – li hanno attivati ​​con la luce e lì hanno osservati ingerire particelle o impurità dall’acqua che li circondava, illustrando una potenziale applicazione per la pulizia di inquinanti microscopici dall’acqua”. In un altro esperimento, invece, gli scienziati hanno dimostrato che le imitazioni cellulari possono ingoiare i batteri E.coli, intrappolarli all’interno della membrana, offrendo potenzialmente un nuovo metodo per combattere i batteri nel corpo. Una vera e propria svolta.

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Un’altra futura applicazione per i mimi cellulari, infatti, potrebbe essere la somministrazione di farmaci, dato che possono rilasciare una sostanza precaricata quando attivati. I ricercatori stanno continuando a sviluppare e studiare imitazioni cellulari, inclusa la costruzione di quelle che svolgono compiti diversi e imparando come i diversi tipi comunicano tra loro. Pac Man ha fatto scuola.

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