Pensi che qualcuno usi il tuo Whatsapp: ecco il trucco per scoprirlo

Poteri e responsabilità. Social e messaggistiche istantanee ci hanno permesso non solo di raggiungere i nostri contatti e mantenerci sempre in contatto ogni qualvolta ne abbiam voglia e bisogno, ma anche la possibilità di sfruttare la moda del terzo millennio per lavorare. Un grande potere, direttamente proporzionate alla responsabilità di mantenere la nostra privacy al riparo da spiacevoli inconvenienti.

whatsapp, la messaggistica istantanea numero uno al mondo... nonostante tutto (Adobe Stock)
whatsapp, la messaggistica istantanea numero uno al mondo… nonostante tutto (Adobe Stock)

Whatsapp, nello specifico, è uno strumento importantissimo, ma che deve essere curato in quanto proprietà privati del singolo utente. Anche a tempo perso, ma vanno fatti tutti quegli accorgimenti per preservare la nostra privacy e far sì che nessun malintenzionato abbia vita facile a entrare nella nostra applicazione.

Chiamateli accorgimenti, chiamateli trucchetti, chiamateli come volete. Ecco un piccolo vademecum per difendere il più possibile il nostro piccolo orticello, alzando una barriera di sicurezza per tenere lontano in primis gli hacker, ma anche gli sconosciuti che potrebbero liberamente entrare nella nostra app soltanto per sbirciarne i contenuti.

Anche whatsapp web va controllato. Intanto i guai di Mark Zuckerberg non finiscono

whatsapp, il super down è costato 6 miliardi dollari (Adobe Stock)
whatsapp, il super down è costato 6 miliardi dollari (Adobe Stock)

Controllare, di tanto in tanto, il profilo è cosa buona e giusta. Così come i messaggi che arrivano soprattutto nelle chat meno utilizzate, onde evitare messaggi pericolosi, lasciati passare sottogamba. Anche whatsapp web va controllato, fidarsi di chi lo apre a tua insaputa (mogli e figli, o amici veri) è un bene…. non fidarsi è meglio.

Intanto non finiscono i guai di Marck Zuckerberg all’indomani del triplo down: whatsapp, facebook, instagram, uno scherzetto che al super imprenditore è costato la bellezza di 6 miliardi di dollari. Le accuse di Frances Haugen hanno colpito nel segno, tant’è che ancora se ne parla.

La predilezione che Zuckerberg avrebbe a scapito della sicurezza, proprio nel giorno in cui tutte e tre piattaforme sono andate già per oltre sette ore (evento mai verificatosi) potrebbe innescare il classica effetto domino: al di là del problema o errore tecnico, piuttosto che chissà chi, che si possa essere verificato, il triplo down non sarebbe mai successo se le tre piattaforme fossero rimaste indipendenti.

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Il che non significa rimanere sotto una proprietà differente, ma utilizzare strutture non interdipendenti. Il problema è il forte accentramento delle infrastrutture, riunite sotto la medesima insegna. Questo significa che, se la tendenza rimanesse la medesima, Instagram, Facebook e WhatsApp potrebbero di nuovo andare offline in contemporanea. Tempi bui per Mark Zuckerberg.

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“E’ difficile per noi assistere a una rappresentazione errata del nostro lavoro e delle nostre motivazioni”. Il CEO di Facebook ha provato a difendersi, innanzitutto rispondendo a Frances Haugen e dalle sue esplicite accusa in una recente intervista a 60 minutes, che ha fatto il giro del mondo: “Penso che molti di voi non riconoscano la falsa immagine della società che è stata dipinta. Facciamo soldi con le inserzioni e gli inserzionisti continuamente ci dicono che non vogliono che i loro annunci siano vicino a contenuti dannosi o furiosi – ha aggiunto -. Non conosco alcuna azienda tech che vuole realizzare prodotti che rendono le persone arrabbiate o depresse. Morale, business e incentivi sui prodotti puntano tutti nella direzione opposta”. Tant’è. tanto per rimanere nel tema dei poteri e delle responsabilità.

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