Carenza PS5: in Giappone sanno come punire i bagarini

Nel 2021, aggiudicarsi una PlayStation 5 è stata letteralmente una missione impossibile per la maggioranza degli appassionati. Tra i problemi di produzione dovuti alla crisi dei semiconduttori e il bagarinaggio sfrenato, gli scaffali risultano attualmente vuoti. Tuttavia in Giappone sembrano aver trovato la soluzione.

PlayStation 5 in India
PlayStation 5 (via playstation.com)

Era inevitabile e alla fine è arrivata: la crisi della produzione di schede grafiche è qui. Ci accompagna da ormai più di un anno… e chissà per quanto ancora durerà. Questo si è tradotto velocemente nella difficoltà di acquisto di console e più in generale di componenti da gaming, tra cui PlayStation 5, la nuova ammiraglia Sony giunta sugli scaffali a novembre 2020 e ancora oggi introvabile nella maggior parte dei casi.

Oltre alla crisi dei semiconduttori e dell’approvvigionamento di materie prime per produrre i componenti, ad attanagliare le vendite di quelle poche console disponibili sugli scaffali c’è un altro tema: quello del bagarinaggio. Vale a dire soggetti che acquistano console in lotto per poi rivenderle a cifre spesso e volentieri spropositate rispetto al reale valore di mercato. Tuttavia, per far fronte a questa annosa situazione di stallo, in Giappone sembrano aver trovato una soluzione.

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La soluzione – geniale – giunge dalla terra del Sol Levante

La ricetta perfetta per porre fine alla questione degli scalper arriva quindi dalla terra del Sol Levante, laddove PlayStation 5 è stata progettata. Nello specifico, protagonista di oggi è lo store/shop fisico Nojima Denki. I ragazzi del negozio avrebbero messo in atto una pratica in cui il commesso dovrà scrivere il nome del compratore sulla scatola di PlayStation 5.

Tutto qui? Tutto qui. Quella che all’apparenza può sembrare una soluzione poco efficace in realtà rompe la catena del bagarinaggio, andando a “rovinare” l’oggetto che, spesso, viene preferito intonso e quindi senza alcun segno – come potrebbe essere una scritta con pennarello indelebile sulla confezione. Inoltre, uscire dall’anonimato potrebbe essere un ulteriore deterrente per coloro i quali praticano il bagarinaggio, rendendo chiari nome e cognome – anche se fittizi – di chi sfrutta questa insidiosa e odiosa pratica.

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Una soluzione geniale, che solo il tempo potrà dire se realmente efficace o l’ennesimo buco nell’acqua contro quello che è a tutti gli effetti un disastro di dimensioni colossali. Chiaramente questa pratica potrebbe in ogni caso far storcere il naso anche a chi non vuole rivendere PlayStation 5 per farci la cresta nell’immediato, ma magari tra diversi anni per passare al modello successivo. Di fatto rovinare una scatola equivale ad abbassare il valore dell’oggetto contenuto al suo interno. Un piccolo compromesso per aggiudicarsi una console altrimenti introvabile – se non a cifre folli.

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