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Software

Una nuova IA appare su Meta, con BlenderBot 3 gli utenti non si annoieranno mai

BlenderBot 3 è stato ufficialmente annunciato da Meta: è un chatbot di conversazione insieme al quale gli utenti possono discorrere e “chiacchierare” in forma scritta, basato sull’intelligenza artificiale ed in grado di “imparare” a dialogare in forme sempre più articolate. Scopriamo i dettagli.

Meta ha annunciato la terza versione del chatbot BlenderBot – ComputerMagazine.it

Potrà navigare su internet per apprendere sempre più informazioni, dati e notizie, e poi utilizzarle collegandole tra loro per offrire risposte sempre più precise ed accurate ai suoi interlocutori: non è una studentessa o uno studente universitario di Scienze della Comunicazione, bensì un bot in chip e algoritmi, annunciato da Meta attraverso il proprio blog ufficiale.

E’ stato battezzato BlenderBot 3 ed è stato lanciato da Meta dopo una fase di preparazione e “allenamento” conversativo basato su oltre 20.000 conversazioni di esempio, vertenti su circa 1.000 argomenti diversi, “da una selezione di ricette salutari fino a dove trovare servizi a misura di bambino in città”, come ha riportato la società.

Per ora, la demo della versione 3 di BlenderBot è disponibile soltanto negli Stati Uniti e la società ha annunciato di essere al lavoro per consentirne l’utilizzo anche in altri Paesi, non esplicitando però le tempistiche previste di lancio oltre confine né le aree territoriali che verranno coinvolte.

I miglioramenti del software rispetto alle versioni precedenti ed opportunità e rischi della tecnologia

BlenderBot 3 per il momento è tentabile solo negli USA – ComputerMagazine.it

Come riportato dalla società, i test effettuati sulla terza versione di BlenderBot hanno condotto a risultati soddisfacenti ed a miglioramenti definiti come significativi, soprattutto in termini di risposte ritenute non appropriate o anche offensive in una quota assai bassa di casi, ovvero lo 0,16%.

Inoltre, ancora Meta riporta che l’inesattezza delle informazioni fornite dal chatbot è diminuita del 47% rispetto alla versione precedente, con la previsione di diminuire progressivamente il margine di “fallibilità” attraverso la capacità di apprendimento nel tempo da parte del software.

Senz’altro le possibilità di applicazione del sistema di risposta “automatica ed intelligente” del bot di Meta sono numerosissime e molte di esse potrebbero portare a semplificazioni operative a sostegno del lavoro umano anche particolarmente utili come, ad esempio, in ambito assistenziale applicato alla diffusione d’informazioni da fornire necessariamente in modo tempestivo, o immediato, con accuratezza “chirurgica”, a larghissime parti della popolazione e 24 ore su 24, 365 giorni l’anno “non-stop”. 

Ma i rischi relativi all’utilizzo eccessivo di macchine di calcolo sempre più veloci, anche in ambiti industriali e commerciali, che competano sempre di più con le prestazioni umane assai più limitate in termini di computazione (in una “gara” che quindi l’uomo non può che ritener perduta in partenza) non sono pochi. 

Ed anche il rischio di “suggerire” alla società globale che sia preferibile affidarsi sempre più alla velocità computazionale sostenuta dai bot, sostituindola ai naturali bioritmi di risposta umana, per soddisfare un ritmo di vita sempre più frenetico e “di corsa”, é un passo avanti verso un maggior benessere psico-fisico ed ecosistemico nel suo insieme oppure verso un’aumento esponenziale di generazione di sentimenti deprimenti e tossici per il genere umano, come ansia da prestazione, senso di inadeguatezza, di dispensabilità e di inutilità? 

E ancora – seppur i dubbi non terminino con quest’ultimo interrogativo che proponiamo in questo articolo – chatbot basati sulla stessa tecnologia, programmati e utilizzati da società a scopo di lucro, utilizzeranno la semantica in maniera informativa oppure seduttiva? In altre parole, potranno rischiare di far leva più sulla persuasione che sull’informazione, per convincere gli utenti a consumare acriticamente e “a tutti i costi”, al solo ed unico fine di trarne profitto e guadagno? Nel caso, con quali conseguenze per il consumatore? Scriveteci nei commenti le vostre opinioni.

 

FONTE: www.hdblog.it

Gian Lorenzo Lagna

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