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Scienze

Ma quanti diamanti piovono nelle atmosfere degli altri pianeti? Tanti, molti più di quanto credessimo

Uno studio nato dalla collaborazione tra l’Helmholtz-Zentrum Dresden-Rossendorf, l’Università di Rostock in Germania, l’École Polytechnique francese e lo Slac National Accelerator Laboratory negli Stati Uniti porta a ritenere che, sui pianeti ghiacciati giganti, i fenomeni di precipitazione dei diamanti potrebbero essere molto più numerosi e frequenti di quanto fino ad ora ipotizzato. Ecco i dettagli della ricerca.

La ricerca è stata svolta da un gruppo di ricercatori provenienti da università tedesche, francesi e statunitensi – ComputerMagazine.it

Piovono diamanti. E, a quanto pare, in quantità assai più copiosa di quanto era stato ipotizzato fino ad ora. Questa la tesi avanzata da un gruppo di ricerca nato dalla collaborazione tra l’Helmholtz-Zentrum Dresden-Rossendorf, l’Università di Rostock in Germania, l’École Polytechnique francese e lo Slac National Accelerator Laboratory statunitense, pubblicato sulla rivista Science Advances.

Secondo gli studi effettuati dai ricercatori sui pianeti ghiacciati giganti come Nettuno ed Urano, il processo di precipitazione dei diamanti sarebbe merito dell’ossigeno e potrebbe essere applicato anche sul nostro pianeta Terra, per tramutare la plastica PET in diamanti per la farmaceutica, l’elettronica quantistica, la chirurgia e svariate altre applicazioni.

Per giungere al risultato, il gruppo di ricerca ha creato ambienti simulativi entro cui ha riprodotto le condizioni di temperatura e pressione dei pianeti giganti ghiacciati. In questo modo, partendo da un materiale composto da una miscela di idrogeno e carbonio, hanno potuto osservare la formazione della pioggia di diamanti.

L’applicazione sulla plastica PET ed i risultati ottenuti

Effettuando l’esperimento sulla plastica PET, i ricercatori hanno potuto ottenere risultati simili ma a temperature ed a pressioni assai più ridotte di quelle dei pianeti ghiacciati giganti – ComputerMagazine.it

In un nuovo esperimento, poi, i ricercatori hanno deciso di utilizzare la plastica PET. In questo caso, oltre ad idrogeno e carbonio è presente anche ossigeno e, utilizzando un laser ottico a potenza elevata, il team ha prodotto onde d’urto all’interno del materiale plastico.

Dopodiché hanno osservato il comportamento degli atomi ed hanno notato come questi si riorganizzassero formando dei nanodiamanti. E questo proprio grazie all’ossigeno, che consente di riprodurre lo stesso fenomeno che si verifica nei pianeti giganti ghiacciati ma a minori livelli di temperatura e di pressione.

Le dimensioni dei diamanti che si formano invece su Urano e Nettuno sarebbero, secondo i ricercatori, assai più significative, raggiungendo fino a milioni di carati. Ed i diamanti extraterrestri andrebbero poi a depositarsi vicino al nucleo solido dei pianeti, che potremmo considerare come gli scrigni di tesori più incredibili della galassia.

 

FONTE: www.ansa.it

Gian Lorenzo Lagna

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