DuckDuckGo all’attacco di Google: “Vi spiano”

DuckDuckGo all’attacco di Google. Il motore di ricerca dell’anatra getta ancora una volta luce sulle attività “illecite” di big G. Secondo il motore di ricerca, Big G spia gli utenti. 

DuckDuckGo
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Google ha qualcosa da nascondere: l’accusa di DuckDuckGo passa da questi termini. Il motore di ricerca alternativo a Big G, che fa della trasparenza e dell’attenzione alla privacy dell’utente il suo cavallo di battaglia, lancia ancora una le sue accuse contro Google. Il fatto che Big G ci abbia messo così tanto tempo a redarre le informazioni raccolte dagli utenti lato privacy e condividerle con App Store ha acceso non pochi campanelli d’allarme tra utenti e competitor.

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Dalla lettura delle etichette sulla privacy di Google condivise con App Store, si evince che l’azienda fondata negli anni 90 “spia” gli utenti. Accuse pesanti da parte di DuckDuckGo, che non ha perso tempo per gettare fango sui rivali. Quel che Big G fa con i dati degli utenti è molto semplice: raccoglie una serie di informazioni personali, perlopiù abitudini ed interessi, rivendendoli per scopi pubblicitari e di marketing. Secondo DuckDuckGo l’intenzione di Google era, è di nascondere le informazioni raccolte dagli utenti – consapevoli o meno di averle condivise con il motore di ricerca.

A differenza di Big G, DuckDuckGo crede fortemente nella tutela delle informazioni degli utenti. Basandosi su informazioni di crowdsourcing – ed altre provenienti da molteplici siti – sta tentando di rappresentare una valida alternativa allo strapotere di Google nel panorama delle ricerche su internet. Nessuna registrazione di profili utenti, nessun indirizzo IP memorizzato nei suoi archi e nessuna informazione degli utenti trattenuta. I cookie? Solo quando necessari, come per le impostazioni. Tracciamento e filtraggio? Termini sconosciuti per il browser dell’anatra.

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Nel mentre Google sta affrontando una causa legale colossale, dal valore di 5 miliardi di dollari. Un risarcimento enorme che Big G potrebbe concedere a causa dell’azione collettiva che vede al centro Google Chrome. Il browser che, secondo l’accusa, avrebbe archiviato i dati utente nonostante questi ultimi stessero utilizzando la modalità in incognito.

 

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