Uno spettacolo di luci illumina i cieli americani: sono i resti di SpaceX Falcon 9?

Nella zona nord-occidentale degli Stati Uniti, la notte scorsa, si è assistito ad un insolito fenomeno di scie luminose che potrebbe essere stato provocato dal rientro di alcuni detriti del secondo stadio di un razzo Falcon 9 di SpaceX. Nessun pericolo per le persone.

Space X, Il Falcon 9 in un hangar del Kennedy Space Center
Il Falcon 9 in un hangar del Kennedy Space Center ai tempi di Crew Dragon (image from nasa.gov)

La notte scorsa gli occhi di osservatori occasionali e astronomi sono stati catturati da uno spettacolare gioco di luci visibile nella zona nord-occidentale degli Stati Uniti.

Quella che inizialmente appariva come una pioggia di meteoriti che solcava i cieli notturni sembrerebbe essere stato in realtà il ritorno dei resti del secondo stadio di un razzo Falcon 9 della compagnia di Elon Musk SpaceX. In fiamme durante l’attraversamento dell’atmosfera.

Stando a quanto riporta il sito The Verge, anche molti tra meteorologi e astronomi avrebbero identificato lo strano fenomeno come la caduta di semplici detriti.

Nel video sul canale YouTube di KING5, l’astronomo James Devenport avrebbe confermato la natura del fenomeno. Addebitando la causa dello spettacolo luminoso al secondo stadio del Falcon 9 che 22 giorni aveva accompagnato in orbita i satelliti Starlink. La partenza della missione era avvenuta lo scorso 4 marzo dal Kennedy Space Center in Florida.

Quali sono le procedure del Falcon 9 di SpaceX e cosa potrebbe essere successo in orbita.

Space X, il Falcon 9 lanciato in orbita
Il Falcon 9 lanciato in orbita (image from flickr.com_photos_spacex)

Come sappiamo il Falcon 9 è una tipologia di razzi riutilizzabili progettati da SpaceX e impiegati nelle missioni spaziali anche dalla NASA. Sono composti da due stadi, entrambi sospinti da motori Merlin a ossigeno liquido e RP-1.

Il primo stadio, che si occupa del lavoro “pesante” staccando il razzo da terra e portandolo in quota, è la parte effettivamente riutilizzabile. Contrariamente al secondo stadio, che dovrebbe occuparsi delle manovre di posizionamento in orbita.

Non essendo prevista una procedura di recupero, il secondo modulo viene fatto deorbitare per per poi precipitare in modo “assistito” in quadranti del globo disabitati.

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Come afferma l’astronomo Jonathan McDowell del Center for Astrophysics in un suo Tweet è sempre difficile avere margini previsionali sui rientri di questo tipo di detrito. I “resti” spaziali, infatti, si frantumano nell’atmosfera a circa 60 KM dal suolo. Ma proprio le condizioni climatiche nell’atmosfera e la velocità dei detriti contribuiscono a rendere difficile fare una previsione esatta del luogo dove avverrà il rientro.

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Al momento non ci sarebbero comunicazioni in merito da parte dell’azienda di Elon Musk.

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