Jurassic Park, la fortunata saga cinematografica che si basa sulle avventure all’interno dello stesso parco giurassico, potrebbe divenire realtà.
No, non ci siamo abbuffati troppo in questi giorni nonostante Pasqua sia passata da una settimana, ma vi riportiamo semplicemente le parole di Max Hodak, che altri non è se non il socio di Elon Musk nella compagnia Neuralink (quella che ha recentemente impiantato un particolare “chip” nel cervello di una scimmia, permettendo alla stessa di giocare ai videogame). Ebbene, il buon Hodak ha recentemente twittato che se volessero potrebbero costruire appunto nella realtà Jurassic Park: “Se lo volessimo – il suo cinguettio – potremmo probabilmente costruire Jurassic Park”. Quindi ha aggiunto: “Non sarebbero dinosauri geneticamente autentici, ma forse 15 anni di allevamento + ingegneria per ottenere nuove specie super esotiche”.
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Secondo il socio dell’uomo più ricco del pianeta disponiamo quindi della tecnologia atta a ricreare in laboratorio dei dinosauri, così come appunto avviene nella mitica saga nata dalla fantasia di Steven Spielberg. Max Hodak ha aggiunto: “La biodiversità (antifragilità) è decisamente preziosa; la conservazione è importante e ha senso. Ma perché ci fermiamo qui? Perché non proviamo più intenzionalmente a generare una nuova diversità?”. Ovviamente i due tweet non sono passati inosservati e nel giro di qualche giorno hanno fatto il giro del web e del mondo, proprio per la loro particolarità, ai limiti della fantasia.
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In ogni caso, riprodurre Jurassic Park nella realtà non dovrebbe essere una cosa così semplice, come del resto ci ha insegnato lo stesso film, “Quello che voi state tentando non è possibile – una delle frasi più famose del primo film, proferita dal dottor Ian Malcolm, interpretato dal grande Jeff Goldblum – se c’è una cosa che la storia dell’evoluzione ci ha insegnato è che la vita non ti permette di ostacolarla…”. Il Museo di Storia Naturale di Londra, a riguardo, ha discusso sulla possibilità di riportare in vita i dinosauri e Susie Maidment, una ricercatrice specializzata ha storto il naso. Come il film ci ha insegnato, i pezzi di dna dei dinosauri hanno alle spalle 200/250 milioni di anni, di conseguenza sono giunti ai giorni nostri in maniera molto danneggiata. Per ricrearli bisognerebbe quindi “completare” lo stesso campione genetico, con il rischio che vadano fuori controllo. “Solo perché puoi – le parole della dottoressa, citando il dottor Malcom – non significa che dovresti”.
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