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Riconoscimento facciale, negli Stati Uniti la guerra continua

In alcuni stati degli USA è stato proibito l’uso del riconoscimento facciale alle forze dell’ordine. Non è la prima volta.

Il rischio di invasione della privacy è piuttosto alto (by Adobestock)

Le prime avvisaglie c’erano già state alcuni mesi fa, quando Amazon aveva proibito l’uso di Rekognition alle forze dell’ordine statunitensi. Quello del riconoscimento facciale è un problema serio, lo sanno bene gli attivisti civili che si erano mobilitati contro l’uso improprio dello strumento a seguito della morte di George Floyd, avvenuta a Minneapolis il 25 maggio 2020. Ora si è giunti ad una stretta ulteriore, dato che entro luglio le tecnologie di identificazione biometrica subiranno un brusco stop in Virginia, a Washington e nel Maryland in nome di una chiarezza maggiore ed un utilizzo responsabile.

L’argomento sta facendo discutere anche in Europa, dove di recente i software preposti al riconoscimento o altre tecniche simili sono stati etichettati come “a rischio elevato” in tutti i luoghi accessibili al pubblico se usati per reprimere risse, comportamenti violenti dei cittadini o reati di altro tipo, problema ancor più scottante negli Stati Uniti dove si intreccia con facilità a quello sempre all’ordine del giorno delle discriminazioni razziali.

Riconoscimento facciale: è davvero uno strumento indispensabile o possiamo anche farne a meno?

Il riconoscimento facciale non sempre funziona (by Adobestock)

Amnesty International ha stilato un dossier dal quale si evince come l’uso inappropriato dei software biometrici a insaputa dei soggetti rappresenti un pericolo reale in particolar modo per le persone di colore, dato che i modelli di riferimento inseriti nei database ricalcano di solito i lineamenti di razza caucasica. Per quanto riguarda le etnie “non bianche” invece le distinzioni sono meno accurate, con altissima possibilità di scambio di persona derivanti da algoritmi imperfetti o non idonei.

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La confusione regna sovrana, tanto che solo pochi anni fa è stata scientificamente dimostrata l’inefficienza dei sistemi di riconoscimento facciale offerti da Microsoft ed IBM e la loro assoluta inutilità nel trattare soggetti dalla pelle “scura” in genere e persone di sesso femminile, di cui Rekignition e Amazon rappresentano solo la punta dell’iceberg. Un iceberg che adesso si sta sciogliendo sotto i colpi dello scetticismo della gente, ma anche delle autorità governative sempre più restie all’utilizzo di questi strumenti ed orientate adesso ad un ritorno della sorveglianza “all’antica”.

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Bisognerà stilare leggi precise in merito nel rispetto dei diritti umani, e questi piccoli segnali la dicono lunga sull’intenzione di non spingersi oltre in un clima di incertezza. Quando il quadro sarà aggiornato allora ne riparleremo, sino allora però è meglio andarci cauti per evitare che si ripetano nuove tragedie alla George Floyd.

 

Giuseppe D'Amato

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