L’Internet delle Cose, comunemente conosciuta come IoT (Internet of Things) potrebbe essere arrivata ad una vera e propria svolta. La compagnia britannica ARM Research infatti ha creato il primo processore flessibile a 32 bit di concerto con la PragmatIC, che segna l’inizio del prossimo futuro dell’elettronica.
Anche se per adesso il risultato del lavoro svolto si è fermato alla fase di “progetto di ricerca”, si tratta comunque di una potenziale svolta per campi di applicazione che spaziano dalla medicina all’etichettatura, fino all’innovazione ormai acclarata dei telefoni flip e foldable che presto potrebbero diventare flessibili a loro volta grazie a questo processore.
Ci sono voluti circa 8 anni per arrivare alla realizzazione del processore PlasticArm. La Arm Research insieme alla Pragmatic ha profuso tutti i suoi sforzi per creare questo processore non in silicio che di fatto lascia intendere che ci saranno degli sviluppi concreti nell’elettronica flessibile di qui a pochi anni.
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Naturalmente l’elettronica flessibile, come nel caso degli smartphone foldable e flip, è già esistente, ma finora quello che mancava era l’ultimo pezzo del puzzle, un processore che fosse anche esso flessibile e che quindi potesse conformarmi alla natura di tutti gli altri componenti del sistema.
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Arm è il principale fornitore di tecnologia di processori IP, che offre la più ampia gamma di prodotti per soddisfare i requisiti di prestazione, alimentazione e costi di ogni dispositivo, dai sensori IoT ai supercomputer, dagli smartphone e laptop ai veicoli autonomi.
La vera innovazione risiede nel fatto che ad oggi i processori sono rigidi, costruiti su pezzi di silicio con tantissimi processi chimici e meccanici che ne abbattono la flessibilità e rendono i normali processori incompatibili con l’elettronica flessibile. Dal canto suo PlasticArm è una innovazione totale che si può declinare splendidamente nella tecnologia applicata alla vita di tutti i giorni.
La flessibilità del processore PlasticArm consentirà di integrare miliardi di microprocessori, decisamente super economici, ultra sottili e molto flessibili, in oggetti di uso quotidiano, in strumenti usati comunemente nella medicina (che ne gioverebbe a favore del paziente), rappresentando un passo in avanti epocale dell’Internet of Things.
Secondo le parole di John Biggs, ingegnere presso la ARM Research, «man mano che i microprocessori a bassissimo costo diventeranno commercialmente redditizi, si apriranno diversi casi d’uso interessanti come sensori, etichette e imballaggi intelligenti. I prodotti che usano questi dispositivi potrebbero contribuire alla sostenibilità riducendo gli sprechi alimentari e promuovendo l’economia circolare con un monitoraggio intelligente del ciclo di vita del prodotto».
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