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Questa AI va a caccia di relitti in fondo agli oceani e gli riesce anche bene

Una studiosa statunitense di geografia sta mettendo a punto un’intelligenza artificiale per studiare i fondali marini.

Lo studio degli oceani potrebbe rivelare molto sulla loro antichissima storia (by Adobestock)

In Texas, negli Stati Uniti, una studiosa di geografia sta cercando di mettere a punto un nuovo sofisticato progetto basato sull’intelligenza artificiale che mira a scovare relitti abbandonati sui fondali degli oceani a partire da fotografie scattate dall’alto. Se tutto dovesse andare come previsto consentirà di risparmiare un enorme quantitativo di denaro visto che avrà dei costi molto più contenuti rispetto agli attuali finanziamenti necessari per lo studio dei mari.

Non solo, sarà anche molto più rapido e permetterà di reperire oggetti e reperti di vario tipo tanto sulla terraferma quanto a centinaia di metri sott’acqua. Non è la prima volta in assoluto che l’intelligenza artificiale viene applicata alla geografia con potenzialità ancora da affinare, ciò che però lascia ben sperare per il futuro è che grazie a questa nuova metodologia di lavoro si potranno perseguire gli obiettivi più disparati.

L’intelligenza artificiale usata per trovare relitti sul fondo degli oceani: ecco come funzionerà

Il nuovo software avrà una precisione del 92% (by Adobestock)

La studiosa responsabile del progetto, che attualmente risiede in Texas, ha spiegato in un’intervista rilasciata al magazine britannico The Conversation che il software da lei ideato ha una precisione del 92%, per cui l’algoritmo creato è pressoché infallibile e consente di individuare con la massima accuratezza i resti sommersi di vecchie navi e molto altro ancora.

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Al momento siamo ancora in via sperimentale ed i test vengono condotti principalmente vicino alla costa tra Stati Uniti e Porto Rico, sulla base dei rilevamenti effettuati da altre navi che lambiscono le acque in superficie oppure addirittura da alcuni aerei. Affinché il software funzioni correttamente però è necessario istruirlo con le informazioni riguardanti i fondali marini raccolte in precedenza ed inserite nel sistema dall’agenzia federale USA di oceanografia, che al momento riesce a tenere sotto controllo un’area di 23 chilometri al largo delle coste ed una profondità di 85 metri.

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I risultati ottenuti potrebbero rivelarsi fondamentali in futuro non solo a livello di curiosità scientifica (a proposito della conformazione e della composizione dei fondali marini), ma anche e soprattutto perché potrebbero rivelare informazioni fondamentali riguardanti la loro affascinante storia millenaria, inoltre a partire da questi presupposti si potrebbe ipotizzare col tempo di allargare la fascia di applicazione del metodo sia in termini geografici che in altri rami del sapere.

 

Giuseppe D'Amato

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