Sopravvivere passando attraverso un buco nero: secondo la Scienza ora si può, ed ecco cosa accadrebbe

Il paradosso del buco nero è prossimo a trovare una risoluzione? I fisici teorici ci si stanno avvicinando, grazie a una serie di articoli volti a studiare questo fenomeno paradossale che da oltre 50 anni incuriosisce gli esperti e i semplici curiosi.

Buco nero (Adobe Stock)
Buco nero (Adobe Stock)

Secondo le nuove teorie sviluppate dai fisici teorici, infatti, entrare in un buco nero non porterebbe a una disintegrazione totale del corpo ingurgitato. Pezzo per pezzo, ogni singola particella verrebbe infatti man mano sputata fuori, andando a ricomporre il corpo inizialmente inghiottito.

Uscire da un buco nero? Come bere un bicchier d’acqua!

Spazio (Adobe Stock)
Spazio (Adobe Stock)

La nuova teoria relativa al buco nero si basa sicuramente sulla teoria della relatività elaborata da Einstein. Secondo lo scienziato, la gravità di un buco nero è così intensa che nulla può sfuggirle. La teoria più moderna sviluppata da Stephen Hawking e dai suoi colleghi negli anni ’70 non metteva in dubbio questo principio, ma partiva dal presupposto che bisognasse descrivere la materia dentro e intorno ai buchi neri usando la teoria quantistica.

Secondo i nuovi studi, Hawking avrebbe “lasciato a metà” la sua teoria non considerando in maniera quantistica la gravità propria della parte interna e centrale del buco nero. La gravità interna infatti è veramente molto, molto forte, tale da non lasciare fuori nulla che vi si avvicini, ma è vero che i suoi effetti si dilatano e diventano meno intensi man mano che il buco nero “invecchia”.

Il buco nero si trasforma da sistema isolato a vigorosamente aperto. Non solo tutto ciò che vi finisce dentro torna poi all’esterno, ma viene altresì immediatamente risputato fuori. La teoria semiclassica di Hawking, rivista e corretta dagli scienziati moderni, ancora non è riuscita a spiegare come le particelle riescano a tornare fuori dal buco nero, ma il ritmo delle scoperte che sono state messe a punto negli ultimi due anni è stato tale che i teorici hanno già degli indizi su questo “meccanismo di fuga”.

«Questa è la cosa più eccitante che sia successa, credo, dai tempi di Hawking», è stato il commento di Donal Marolf, dell’UC Santa Barbara, uno dei coautori dello studio. Gli ha fatti eco Eva Silverstein, della Stanford University, non coinvolto nello studio ma fisico molto autorevole in materia, il quale ha affermato che «si tratta di un calcolo fondamentale».

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Se da una parte i fisici sono contenti dei risultati dello studio, dall’altra sono rimasti un po’ con l’amaro in bocca. Da cosa? Se il calcolo avesse coinvolto caratteristiche più specifiche della gravità quantistica, piuttosto che delle informazioni superficiali, sicuramente ci sarebbe voluto più tempo per realizzarlo ma alla fine si sarebbero definite molte più certezze in merito alla gravità del buco nero. In pratica hanno risolto una parte del problema, senza però essere riusciti a trovare la cosiddetta quadratura del cerchio.

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«Speravamo di poter rispondere a tutte le questioni sollevate dallo studio – ha affermato Geoff Penington della UC Berkeley – ma dovremmo poter sperimentare l’uscita di un corpo, cosa che non è possibile al momento».

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