Un miracolo della Scienza: con questo impianto è tornata a vedere nuovamente

Una donna non vedente di 58 anni è tornata a “vedere” grazie ad una nuova tecnica messa a punto da un gruppo di ricercatori divisi fra Spagna, Olanda e Stati Uniti.

Donna cieca torna a vedere (Foto Ildenaro.it)
Donna cieca torna a vedere: ecco come (Foto Ildenaro.it)

Sia chiaro, la persona cieca non è tornata magicamente a vedere nitidamente, ma senza dubbio questo nuovo approccio alla patologia le ha permesso di tornare a riconoscere delle forme che fino a poco tempo prima le risultavano essere completamente oscure.

Non vedente torna a vedere grazie a scienza e tecnologia (Foto Unamsi)
Non vedente torna a vedere grazie a scienza e tecnologia: ecco come (Foto Unamsi)

MIRACOLO DELLA SCIENZA: TORNA A VEDERE GRAZIE AD UN IMPIANTO. L’INCREDIBILE RISULTATO

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Nel dettaglio il processo si è basato sull’impianto di un array di elettrodi nella corteccia visiva della paziente, in grado di stimolare i neuroni circostanti, e creare una specie di visione artificiale: cose da film di fantascienza ma che sono magnifiche realtà. Le immagini vengono a loro volta riprese per mezzo di una telecamera installata all’interno di un paio di occhiali speciali. Il gruppo di ricercatori, suddiviso fra l’Università Miguel Hernández, l’Istituto Olandese di Neuroscienza e il centro A. Moran Eye, è stato guidato dal professor Eduardo Fernandez, che ha commentato l’incredibile risultato ottenuto dicendo: “risultati molto interessanti perché dimostrano che il sogno di molti scienziati, ovvero quello di trasferire informazioni dal mondo esterno alla corteccia cerebrale di individui non vedenti, può essere realizzato in modo efficace e sicuro al fine di ripristinare una forma rudimentale di visione”.

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Quindi il ricercatore ha aggiunto: “Sebbene questi risultati preliminari siano molto incoraggianti, dovremmo essere consapevoli che ci sono ancora una serie di importanti domande senza risposta e che molti problemi devono essere risolti prima che una protesi visiva corticale possa essere considerata una terapia clinica praticabile”. Il prof. P. Roelfsema, coautore dello studio, ha invece specificato: “Questo nuovo studio fornisce la prova del principio e dimostra che i nostri precedenti risultati negli esperimenti sulle scimmie possono essere tradotti nell’uomo, Questo lavoro rischia di diventare una pietra miliare per lo sviluppo di nuove tecnologie che potrebbero trasformare il trattamento della cecità”. Infine il pensiero del prof. RA Normann, altro co-autore dello studio: “Uno degli obiettivi di questa ricerca è dare una maggiore mobilità a una persona cieca. Potrebbe consentire loro di identificare una persona, porte o automobili. Potrebbe aumentare l’indipendenza e la sicurezza. Questo è ciò a cui stiamo lavorando”. Un impianto molto simile era stato installato pochi mesi fa anche su Annalisa Minetti, nota artista italiana ipovedente, che parlando ai microfoni di Oggi aveva spiegato entusiasta: “È un dispositivo di intelligenza artificiale. Si può scegliere la lingua e il tipo di voce, maschile o femminile. Io ho scelto quella maschile perché mi sembrava che scandisse meglio le parole. Per vedere avrei bisogno di uno speciale microchip installato nel cervello che mi proietti le immagini sulla corteccia cerebrale. Però sono un aiuto. È come avere un amico che mi svela quello che mi circonda”.

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