Assorbire energia solare nello spazio, immagazzinarla e dunque inviarla al pianeta Terra: questa l’ambizione del progetto Solaris dell’Agenzia Spaziale Europea, che verrà presentato ufficialmente il prossimo al Consiglio degli Stati Membri dell’ESA. Scopriamo alcuni dettagli in anteprima.
Enormi satelliti da inviare nello spazio con l’obiettivo di immagazzinare energia solare per poi inviarla al pianeta Terra e soddisfare – almeno parzialmente – il fabbisogno energetico del Continente europeo: questa l’ambizione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che ha battezzato il progetto “Space-Based Solar Power”.
E’ importante sottolineare che, al momento in cui scriviamo, l’intero compendio di tecnologie necessarie per una simile operazione non è ancora completo. Tuttavia, l’ESA ha annunciato di ritenere possibile di giungere all’anno 2025 pronta per avviare il sistema e di poter colmare in poco più di 24 mesi tutte le lacune tecnologiche necessarie.
Il progetto preliminare prevede l’impiego di un massimo di 25 satelliti orbitanti geosincronicamente attorno alla Terra – in modo da mantenere l’irraggiamento solare per almeno il 99% della sua orbitazione – ad una distanza di 36.000 chilometri, di una superficie massima di oltre 15 chilometri quadrati e di un peso di circa 6.000 tonnellate: come una Stazione Spaziale Internazionale moltiplicata 2 in termini di superficie e moltiplicata 16 in termini di massa.
Il fabbisogno energetico europeo annuale è oggi pari a circa 3.000 TWh di energia elettrica all’anno. Secondo l’Unione Europea, tale fabbisogno potrà aumentare fino a 3.500 TWh all’anno entro il 2050.
Ecco perché, nelle previsioni dell’ESA, essendo ogni satellite in grado di generare 2 GW di potenza per la produzione massima di circa 15,7 TWh all’anno, per giungere ad almeno il soddisfacimento del 10% del fabbisogno europeo, occorrerebbero circa 25 satelliti orbitanti nello spazio.
Ed infine, uno dei “nodi” operativi più importanti da sciogliere: ovvero, la trasmissione dell’energia dai satelliti alla Terra in modalità wireless, senza cavi, o attraverso microonde in radiofrequenza o attraverso luce laser ad alta potenza.
In termini di costi e benefici, secondo l’agenzia britannica Frazer-Nash – che si é spinta a stime per un totale di 54 satelliti da realizzare e rendere operativi entro il 2070 – la spesa dell’operazione dell’ESA ammonterebbe a 418 miliardi di Euro con un ritorno in termini di benefici di 601 miliardi di Euro.
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