Dal Cuore della Terra arriva un diamante unico: ecco cosa pùò raccontarci il suo studio

Il mantello del nostro pianeta potrebbe contenere al suo intero quantità d’acqua equiparabili ai volumi oceanici: é quanto ci suggerisce un minuscolo frammento di diamante ritrovato in Botswana, proveniente dalle profondità della Terra. Scopriamo di che cosa si tratta.

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Un dettaglio del prezioso diamante ritrovato in Botswana – ComputerMagazine.it

Tecnicamente parlando, é pieno di difetti. Lo caratterizza uno di questi, in particolare, chiamato “difetto inclusione”: un cuore dal colore blu intenso, immerso in un alone bianco. Si tratta di un diamante di qualità superiore riemerso dalla profondità di circa 660 km dalla superficie terrestre ed é stato ritrovato in Botswana.

Il diamante ora é al centro di uno studio di ricerca approfondito, svolto da un team di ricercatori provenienti dal Gemological Institute di New York e della Purdue University dello Stato dell’Indiana, a West Lafayette. Il team é diretto dal dottor Tingting Gu, specializzato in Fisica Minerale. 

Contiene tracce di numerosi minerali, tra cui ringwoodite, brucite, ferropericlasi ed enstatite. Ed è proprio questo che ha scosso gli animi dei ricercatori, perché suggeriscono una possibilità che ha del sensazionale: ovvero che tra il mantello superiore ed inferiore della crosta terrestre ci sia abbondanza di acqua, addirittura tanta quanto quella di un oceano.

Le dichiarazioni del gruppo di ricerca del dottor Gu

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Il diamante è ora studiato dal gruppo di ricerca del Gemological Institute di New York e della Purdue University dell’Indiana – ComputerMagazine.it

“La presenza della ringwoodite – ha dichiarato il team di ricerca – insieme alle fasi idrate, indica un ambiente umido”. Ed ha proseguito: “Sebbene la formazione di diamanti del mantello superiore sia spesso associata alla presenza di fluidi, raramente sono stati osservati diamanti super-profondi con assemblaggi minerali retrogressi simili, accompagnati da minerali idrati”.

In particolare, le tracce di ringwoodite secondo il team di ricerca indicherebbero una zona di transizione tra i mantelli molto idratata, con un arricchimento locale di H2O così significativo e copioso da poter essere associato per volume ad un oceano.

La ricerca potrebbe condurre il mondo scientifico verso una miglior comprensione nonché previsione del comportamento delle placche tettoniche, soprattutto in relazione agli eventi sismici ed alle attività vulcaniche, tra cui quelle relative a fenomeni eruttivi.

 

? FONTE: tech.everyeye.it

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