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Curiosità

Inquinamento e web economy: l’impatto ambientale del 2.0

Inquinamento e web, uno studio di tre prestigiosi atenei americani descrive uno scenario più che preoccupante. Ecco i consigli per migliorare da subito.

Spegnere la videocamera durante una conference-call riduce drasticamente il nostro impatto ambientale (purdue.edu)

Che l’impatto ambientale della web economy fosse molto più importante di quanto si era creduto inizialmente, lo avevamo capito da tempo. Ora uno studio firmato da alcune tra le più illustri istituzioni accademiche statunitensi prova a dare delle dimensioni al problema: Yale University, MIT e Purdue University hanno provato a elencare gli aspetti negativi e proporre qualche semplice soluzione.

I ricercatori avvertono che si tratta di un documento basato su stime approssimative, ma che ci aiuta comunque a farci un’idea sulla carbon footprint del digitale. Lo studio, guidato da Kaveh Madani, environmental scientist di Yale, mostra che ad appesantire e non di poco i consumi è lo streaming video ad alta definizione, tra l’altro in maniera direttamente proporzionale alle dimensioni dello schermo. Tradotto, una cosa è guardare un video di breve durata su smartphone, un’altra godersi un film di due ore su un 65 pollici.

I dati sono allarmanti specie alla luce dei lockdown che hanno aumentato i consumi e la nostra assuefazione all’intrattenimento online. Una videoconferenza, ovvero una pratica lavorativa che durante la pandemia è cresciuta esponenzialmente, può emettere in un’ora tra i 150 e i 1000 grammi di anidride carbonica. Lo stesso vale per lo streaming. In questo caso le infrastrutture richiedono 10 pollici di terra e determinano un consumo di acqua fino a 12 litri.

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Inquinamento e web, non solo CO2: cosa c’è da sapere

HD e dimensioni dello schermo tra le ragioni dell’inquinamento da streaming video (purdue.edu)

Insomma, non è solo una questione di emissioni di Co2 ma di consumo di risorse della Terra in generale. Questo si sforza di ripetere Madani. Specie alla luce del fatto che il Covid ha ampliato le nostre abitudini digitali. Lo studio fa presente che il loro utilizzo da inizio pandemia è aumentato fino al 20% in certi paesi e che di questo passo, a fine 2021 ci troveremo davanti a un fenomeno ecologico distruttivo delle proporzioni di una “foresta di 115 mila chilometri quadrati, due volte la superficie dello stato dell’Indiana” – si legge nel report dello studio.

Basti pensare al fatto che la lavorazione dei dati è affidata a delle macchine che impiegano elettricità, e di conseguenza acqua, Co2 e terra: “Processare e trasmettere dati a questo ritmo richiederà la quantità di acqua superiore a quella di 300.000 piscine olimpioniche e lo sfruttamento di una superficie di terra pari a quella di Los Angeles” è l’allarme della ricerca.

Come ridurre il nostro impatto ambientale da subito: le app più pesanti

Tanto per andare sul concreto, più un’applicazione contiene video, più costa in termini di risorse ambientali. Per questo nella classifica stilata dai ricercatori, Netflix è in cima alla lista dei “cattivi”, mentre WhatsApp e Facebook incidono molto meno. Tra le varie ragioni ci sono sicuramente le dimensioni dello schermo su cui le diverse app vengono utilizzate. In mezzo ai due estremi ci sono TikTok, non a caso una piattaforma video, e Zoom, tra le app più popolari per le videoconferenze.

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La ricerca conferma che tenere la telecamera spenta durante un incontro virtuale significherebbe ridurre l’inquinamento web del 96%, mentre goderci Netflix in definizione standard invece che in HD salverebbe l’86% in più delle risorse. “Nessuno ci dice di spegnere la videocamera durante una conference-call – sottolinea Madani – e nemmeno di ridurre la qualità del nostro streaming. Molte app stanno ingigantendo il nostro impatto ecologico e noi non ne siamo neanche consapevoli“.

Raffaele Pigneri

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