I detriti spaziali stanno aprendo un nuovo buco nell’ozono con danni incalcolabili per l’uomo e per l’ambiente.
Il nostro pianeta ogni anno si trova ad affrontare nuove sfide, purtroppo sempre meno esaltanti ed ogni volta più difficili. Negli scorsi decenni ad esempio il buco dell’ozono, uno dei problemi più urgenti che la Terra si sia trovata a contrastare nell’ultimo squarcio della sua lunga storia geologica, sembrava aver ridotto le preoccupanti dimensioni grazie ad alcuni accorgimenti presi dall’uomo, in primis la messa al bando a livello mondiale dei clofluorocarburi.
La copertura d’ozono ha una funzione vitale per il nostro ecosistema, dato che ci ripara in qualche modo dall’azione spietata del Sole filtrando l’impatto dei raggi ultravioletti. Malgrado i recenti progressi nei nostri comportamenti però l’allarme non è mai rientrato del tutto, anzi oggi sembra stia tornando inesorabilmente a far discutere a causa dei grandi aggregati di satelliti presenti nell’atmosfera terrestre. Si tratta di veri e propri detriti spaziali che “galleggiano” in libertà e senza una fissa meta, minacciando ancora una volta pericolosamente lo “scudo” positivo che si era riformato sulle nostre teste.
A lanciare di nuovo l’allarme sono stati proprio gli scienziati, che hanno osservato come il grande quantitativo di alluminio presente nei “rottami” orbitanti stia deteriorando nuovamente la cappa d’ozono. Ciascun satellite ha un proprio tempo d’utilizzo entro il quale portare a termine le mansioni per le quali era stato progettato. Cessato questo tempo smette di funzionare e comincia a vagare senza controllo nell’atmosfera terrestre.
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La cosa migliore, ovviamente, sarebbe smaltirlo, prima che vada ad accrescere le fila dell’ “immondizia” spaziale. Una sorta di raccolta indifferenziata insomma, nella quale attualmente la fanno da padroni i detriti della SpaceX del miliardario Elon Musk. Difficile prendere i provvedimenti adatti, visto che ora i residui da eliminare provengono tanto da agenzie nazionali che private, il dramma principale inoltre risiede non tanto nella quantità quanto nella qualità dei rifiuti visto il potenziale altamente inquinante dei metalli tossici che li compongono.
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Soltanto con la prima generazione di SpaceX-Starlink si possono contare già oltre 2 tonnellate di satelliti che hanno esaurito i loro compiti e orbitano in libertà nell’atmosfera terrestre: il contatto con lo strato d’ozono ha effetti devastanti, dato che l’alluminio brucia rapidamente la pellicola protettiva rappresentata dal gas e modifica la sua struttura molecolare in ossido di alluminio (o “alumina”). Possiamo ricominciare da capo a “comportarci bene”, ma la salute della Terra è già logora e non potrà subire ancora troppi scossoni.
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