Alla luce della carenza di chip che ormai da due anni a questa parte sta attanagliando il mercato, in particolare, quello dei prodotti tecnologici, ci sono aziende che stanno cercando di risolvere il problema in maniera alternativa.
Una di queste è la SDI Fabsurplus, che ha sede in Italia, in quel di Napoli, che rimette in vendita, dopo eventuale ricondizionamento, vecchi macchinari per produrre chip a firma Taiwan Semiconductor Manufacturing Co (TSMC), Samsung e Intel, smaltiti perchè ormai tecnologia considerata superata. Come sottolinea Dday.it, il motivo di tale mercato è semplice: molte aziende, vista la carenza di cui sopra, utilizzato macchinari meno recenti per produrre chip in quanto sono molto economici, funzionano ancora bene una volta che vengono dismessi, e inoltre, sono perfettamente utili per lo scopo.
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Alla luce del mercato in crescita, la TSMC ha annunciato l’intenzione di aprire proprio una “divisione” in Giappone specializzata nella rivendita di queste macchine, soddisfacendo i bisogni dei clienti. Questo tipo di mercato è comunque tutt’altro che nuovo in quanto è già trent’anni che esiste, ma recentemente è salito alla ribalta delle cronache proprio per la carenza del mercato ormai nota a tutti. Stephen Howe, il proprietario di SDI Fabsurplus, ha spiegato a Dday.it: “Società come la mia sono broker di macchinari per realizzare microchip: compriamo un dato macchinario da questi grandi produttori e poi li rivendiamo ad altri produttori, che comprano macchinari da noi”. Di solito si rivolgono alla SDI aziende che non hanno un budget elevato o che realizzano prodotti per cui i processi di produzione sono consolidati da anni, di conseguenza, non necessitano di tecnologia fin troppo recente.
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Fra questi vi sono anche alcuni produttori di automobili: “Quando cambiano i loro processi di produzione – spiega sempre Howe – dev’essere tutto certificato; quindi continuano a usare i vecchi macchinari. Sono degli ottimi clienti per noi”. Tra l’altro non sempre i vecchi macchinari venduti sono realmente datati: “Semplicemente può capitare che un’azienda, quando fa un investimento per i suoi macchinari, compri le cose sbagliate. In quel caso non ha bisogno di quel macchinario, che a quel punto rivende e diventa disponibile nel mercato dell’usato”. Howe spiega anche come funziona il mercato: “Oggigiorno le vendite vengono effettuate soprattutto tramite delle aste; quindi i margini si riducono. In un mondo ideale avrei un margine di circa il 10%, ma succede poche volte”, per poi concludere con un ‘monito’: “Società come la mia dovranno diventare più avanzate. Stiamo parlando di macchinari tecnologicamente avanzati, quindi sarà necessario assecondare l’industria”.
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