I vecchi macchinari per creare nuovi chip? L’ipotesi

Alla luce della carenza di chip che ormai da due anni a questa parte sta attanagliando il mercato, in particolare, quello dei prodotti tecnologici, ci sono aziende che stanno cercando di risolvere il problema in maniera alternativa.

Chip di memoria (Pixabay)
Chip di memoria (Pixabay)

Una di queste è la SDI Fabsurplus, che ha sede in Italia, in quel di Napoli, che rimette in vendita, dopo eventuale ricondizionamento, vecchi macchinari per produrre chip a firma Taiwan Semiconductor Manufacturing Co (TSMC), Samsung e Intel, smaltiti perchè ormai tecnologia considerata superata. Come sottolinea Dday.it, il motivo di tale mercato è semplice: molte aziende, vista la carenza di cui sopra, utilizzato macchinari meno recenti per produrre chip in quanto sono molto economici, funzionano ancora bene una volta che vengono dismessi, e inoltre, sono perfettamente utili per lo scopo.

Chip Qualcomm (Adobe Stock)
Chip Qualcomm (Adobe Stock)

CRISI DEI CHIP: AZIENDE ACQUISTANO I VECCHI MACCHINARI

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Alla luce del mercato in crescita, la TSMC ha annunciato l’intenzione di aprire proprio una “divisione” in Giappone specializzata nella rivendita di queste macchine, soddisfacendo i bisogni dei clienti. Questo tipo di mercato è comunque tutt’altro che nuovo in quanto è già trent’anni che esiste, ma recentemente è salito alla ribalta delle cronache proprio per la carenza del mercato ormai nota a tutti. Stephen Howe, il proprietario di SDI Fabsurplus, ha spiegato a Dday.it: “Società come la mia sono broker di macchinari per realizzare microchip: compriamo un dato macchinario da questi grandi produttori e poi li rivendiamo ad altri produttori, che comprano macchinari da noi”. Di solito si rivolgono alla SDI aziende che non hanno un budget elevato o che realizzano prodotti per cui i processi di produzione sono consolidati da anni, di conseguenza, non necessitano di tecnologia fin troppo recente.

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Fra questi vi sono anche alcuni produttori di automobili: “Quando cambiano i loro processi di produzione – spiega sempre Howe – dev’essere tutto certificato; quindi continuano a usare i vecchi macchinari. Sono degli ottimi clienti per noi”. Tra l’altro non sempre i vecchi macchinari venduti sono realmente datati: “Semplicemente può capitare che un’azienda, quando fa un investimento per i suoi macchinari, compri le cose sbagliate. In quel caso non ha bisogno di quel macchinario, che a quel punto rivende e diventa disponibile nel mercato dell’usato”. Howe spiega anche come funziona il mercato: “Oggigiorno le vendite vengono effettuate soprattutto tramite delle aste; quindi i margini si riducono. In un mondo ideale avrei un margine di circa il 10%, ma succede poche volte”, per poi concludere con un ‘monito’: “Società come la mia dovranno diventare più avanzate. Stiamo parlando di macchinari tecnologicamente avanzati, quindi sarà necessario assecondare l’industria”.

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