Apple torna nell’occhio del ciclone: Siri ci ascolta di nascosto? Ecco perché alcuni utenti credono sia così

Apple in class action. Proprio nel mese in cui dovrebbero uscire la nuova gamma di iPhone 13, con annessi gli Watch Series 7. Lo ha stabilito la scorsa settimana un giudice federale, che ha sentenziato la proposta di azione legale collettiva.

Apple, anche il colosso Cupertino nel guai per colpa del suo Assistente (Adobe Stock)
Apple, anche il colosso Cupertino nel guai per colpa del suo Assistente (Adobe Stock)

Galeotto Siri, l’assistente vocale del colosso di Cupertino che avrebbe violato la privacy di molti clienti. Il giudice distrettuale degli Stati Uniti, Jeffrey White, ha affermato che i querelanti potrebbero provare a dimostrare che Siri registrava regolarmente le loro conversazioni private a causa di “attivazioni accidentali” e che Apple avrebbe rivelato queste conversazioni a terzi, come gli inserzionisti. Gli assistenti vocali in genere reagiscono quando i proprietari di dispositivi mobili usano le parole magiche, in primis nello specifico: “Ehi, Siri”. Un Melafonino ha affermato che le sue discussioni private con il suo medico su un “trattamento chirurgico di marca” gli hanno fatto ricevere pubblicità mirate per quel trattamento. Non solo. Altri due utenti hanno rivelato che le loro discussioni sulle scarpe da ginnastica, modello Air Jordan, gli occhiali da sole Pit Viper e “Olive Garden” li hanno indotti a ricevere annunci per quei prodotti. Da qui la querela e un’ipotetica battaglia legale da cui il colosso di Cupertino dovrà difendersi.

Apple ma non solo. Anche Google e Amazon nell’occhio del ciclone, causa i suoi Assistenti

Apple, class action: galeotto fu Siri (Adobe Stock)
Apple, class action: galeotto fu Siri (Adobe Stock)

“Apple accusa i querelanti di non aver affermato il contenuto delle loro comunicazioni, ma l’ambiente privato da solo è sufficiente per mostrare una ragionevole aspettativa di privacy”, ha scritto White. Il giudice di Oakland, in California, ha sottolineato che i querelanti potrebbero perseguire Apple, in quanto avrebbe violato la legge federale sulle intercettazioni telefoniche e la legge sulla privacy della California, commettendo una violazione del contratto: da qui il respingimento di una richiesta di concorrenza sleale.

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Da Cupertino, per il momento, nessun commento, né alle accuse dei Melafonini né alla class action imposta dal giudice distrettuale. Silenzi anche da parte dei legali degli utenti, che non hanno immediatamente risposto a simili richieste. Apple ha sempre specificato che Siri non funziona in questo modo e al momento non ci sono prove che l’azienda californiana abbia mai fornito registrazioni private agli inserzionisti. Accuse simili sono state rivolte anche contro i social network, ma anche in questo caso non sono mai state trovate prove di registrazioni condivise con terzi da parte di Facebook o altri.

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Quello degli Assistenti, è un fenomeno allargato, non solo ad Apple. Lo scorso 1 luglio, un altro giudice federale della California ha affermato che gli utenti di Voice Assistant di Google, rappresentati dagli stessi studi legali del caso Apple, potrebbero intentare una causa simile contro il gigante di Mountain View e la sua controllante Alphabet Inc (GOOGL.O). Lo stesso Amazon.com Inc (AMZN.O) ha affrontato un contenzioso simile, a causa del suo assistente vocale Alexa. Il caso aperto ora è Lopez et al v. Apple Inc., Corte distrettuale degli Stati Uniti, Distretto settentrionale della California, n. 19-04577.

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