#stop5G, parole e fatti: sciopero della fame contro la quinta generazione della telefonia mobile

Si chiama Alleanza Italiana Stop 5G. E’ un comitato informale con tanto di portale ufficiale, una rete apartitica e trasversale “spontaneamente coagulata nell’unico obiettivo di rivendicare il principio di prevenzione e di precauzione”. In una parola moderna: #stop5G.

5G, a molti non piace (Adobe Stock)
5G, a molti non piace (Adobe Stock)

Nata nella seconda metà del 2018, complice un libro del giornalista Maurizio Martucci, L’Alleanza Italiana Stop 5G sta cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica, con gesti estremi, sui rischi nell’uso delle radiofrequenze onde non ionizzanti, puntando addirittura a fermare lo sviluppo della tecnologia che si pone come obiettivo quello ottenere una maggiore efficienza e versatilità nel supporto delle applicazioni di rete, chiedendo addirittura al governo l’applicazione di una moratoria nazionale.

#stop5G, la “virtuosa” staffetta di 57 esponenti

Nuova generazione di cellulari con tecnologia 5G (Adobe Stock)
Nuova generazione di cellulari con tecnologia 5G (Adobe Stock)

Dal #stop5G ai gesti estremi, il passo è breve. Dal 13 aprile, ben 57 esponenti Alleanza Italiana Stop 5G sono entrati in uno sciopero della fame ad oltranza attraverso una “virtuosa” staffetta di almeno 24 ore ciascuno, contro l’innalzamento dell’elettrosmog, definito come una overdose elettromagnetica.

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Per vincere questa dura lotta per la sopravvivenza c’è bisogno di strategia, organizzazione e concretezza nell’azione – si legge – per questo ci siamo uniti nell’Alleanza Italiana Stop 5G: non c’è più tempo da perdere”.

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Sessantaduemila cittadini hanno già sottoscritto una petizione per non innalzare i limiti italiani sulle emissioni elettromagnetiche, col fine di “mantenere gli attuali valori limite di legge nella soglia d’irradiazione elettromagnetica”

Per puntare – continua la nota – sulla minimizzazione del rischio proprio come indicato nei Report del Bioinitiative Group, dal Parlamento Europeo nella Risoluzione del 2009 e l’Assemblea del Consiglio d’Europa con la Risoluzione n° 1815 del 2011, volta ad un abbassamento dei limiti di legge a 0,6 V/m nell’immediato e a 0,2 V/m sul lungo termine, valutando tutte le opinioni critiche e i giudizi negativi giunti dalla comunità scientifica in merito agli effetti di un eventuale innalzamento dei limiti di legge, abrogando altresì l’articolo 14 del Decreto Sviluppo “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” (DL n° 179 del 18/10/2012 pubblicato sulla G.U. n° del 19/10/2012), che impone una misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 24 ore (valore arbitrario), anziché sui 6 minuti (valore basato su motivazioni biologiche)”.

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