Blitz a tappeto e multe salatissime: guerra dichiarata contro i trasgressori

La guerra alla tecnologia si combatte con la tecnologia: il paradosso del ventunesimo secolo spiegato con alcune operazioni lampo.

Lotta alla pirateria
Fondamentale è individuare una rete e bloccarla subito (by Adobestock)

Pirateria e IPTV, un binomio indissolubile che sta estendendo le sue losche ramificazioni sino ad assumere i contorni di vera e propria piaga. La Guardia di Finanza sta intensificando i controlli contro i furbetti, così durante la scorsa settimana ha portato a termine alcune fruttifere operazioni lampo: circa 600 apparecchi sequestrati, altrettanti utenti identificati e sgominata una intera banda di reseller, ai quali presto inevitabilmente verrà recapitato il conto. Il progresso tecnologico d’altronde mette a disposizione mezzi infallibili: sfuggire alle sanzioni è pressoché impossibile, dato che l’indirizzo IP dei computer ormai corrisponde ad una vera e propria carta d’identità.

Come dire che il colpevole ha firmato la sua condanna proprio attraverso il campo da gioco che gli è più consono: la tecnologia. Chi di spada ferisce… Ma torniamo ai fatti: nel bel mezzo degli Europei di calcio, sicuramente uno degli eventi (sportivi e non solo) più ghiotti del palinsesto estivo, la guardia di Finanza ha pensato bene di andare sul sicuro ed infliggere un duro colpo allo streaming illegale.

Multe salate ai trasgressori e ai furbetti del pezzotto: perché adesso è diventato così facile individuarli

Furbetti
Individuare i furbetti è sempre più facile (by Adobestock)

Rapidità d’esecuzione è la parola d’ordine nell’individuazione dei colpevoli tramite  operazioni che stanno diventando sempre più fulminee ed efficienti: i mezzi messi a disposizione degli investigatori vanno ormai a colpo sicuro grazie alla “collaborazione” dei provider, la conferma arriva direttamente dagli addetti che una volta risaliti al flusso sospetto riescono immediatamente a bloccarlo. La rete IPTV dunque viene  istantaneamente paralizzata, con buona pace di chi già pregustava una serata davanti alla tv con gli amici a guardare un film in prima visione o una partita di cartello a prezzi ridotti.

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Il giochino va ripetuto quattro o cinque volte, una volta bloccata la rete salta prontamente fuori un’altra volta, poi viene di nuovo fermata, poi risbuca fuori da qualche altra parte come una snervante partita di squash, sino a che il batti e ribatti non si chiude quasi sempre con l’irruzione delle forze dell’ordine che però oltre alle trasmissioni pirata deve anche sgominare l’organizzazione, che di solito acquista un abbonamento legale per moltiplicarlo e distribuirlo illegalmente ai clienti qualche migliaio di volte. I reseller fanno da tramite, perciò talvolta è preferibile giocare “di fino” e lanciare l’amo in modo da far cadere tutti i pesci in trappola con un unica “retata”.

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Oggi basta davvero poco per individuare chi smercia schede pirata: basta semplicemente collegarsi ai social o spulciare le conversazioni su Whatsapp e Telegram, anche perché spesso chi “ci prova” non è un professionista e nella maggior parte dei casi lascia tracce open source alla portata di hacker dilettanti. Peggio ancora fanno i clienti finali, talmente sprovveduti da pagare con Paypal e sottoscrivere la propria condanna: a loro toccherà pagare circa mille euro, mentre le centrali di “snodo” e i reseller beccheranno batoste dai duemila ai venticinque mila euro. Unica soluzione intestare la propria connessione internet ad un prestanome, certo è farla franca è sempre più difficile.

 

 

 

 

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