Intel finisce nella rete degli hacker… di nuovo!

Data breach per Intel, l’azienda produttrice di CPU più famosa e potente al mondo. Il furto di dati da parte di un gruppo di cybercriminali riguarda il settore finanziario, ed in particolare quelli contenuti nei rendiconti trimestrali della fine 2020.

Intel (Adobe Stock)
Intel (Adobe Stock)

Non stupisce che gli hacker abbiano scelto Intel: si sa che al cybercrimine piace dar fastidio ai “big” del mercato, dai quali è possibile ottenere maggiori benefici a fronte di una “liberazione” dei dati rubati.

Intel e il cyber-spoiler obbligato

Ransomware (Adobe Stock)
Ransomware (Adobe Stock)

Ma cosa è successo, di fatto, a Intel? In sostanza, questo gruppo di cybercriminals ha “rubato” i dati finanziari del quarto trimestre del 2020, minacciando di renderli pubblici. Per arginare i danni, Intel si è trovata quindi costretta a pubblicarli di sua spontanea volontà, per evitare che la fuga di notizie e numeri potesse provocare danni peggiori di quello che ha già fatto.

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Il problema è che il rendiconto trimestrale, come prevedono le norme di regolazione della Borsa internazionale, dovrebbe essere pubblicato solo dopo la chiusura del mercato azionario. Ma il furto di una infografica, riservata alla stampa, dal sito Web ufficiale di Intel, ha sbancato tutte le procedure.

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Il danno materiale a Intel non è stato di una portata importante, l’infografica conteneva solamente i dati sulla forte crescita di Intel nel suo settore, quello dei processori per PC. Una crescita dovuta, paradossalmente, al lockdown per il Covid 19, durante il quale i laptop per smart working hanno registrato un’impennata nelle vendite.

Il problema serio è che cyber criminal sia riuscito a far breccia nel sistema di una azienda che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo a questo punto, possedere il server più sicuro al mondo. Parliamo di Intel, infatti, e non della piccola compagnia che opera nel garage sotto casa.

E soprattutto, non è la prima volta che il server subisce un attacco. Era già successo lo scorso mese: a fine dicembre la breccia ha riguardato Habana Lab, una controllata di Intel che realizza processori destinati al mercato dell’AI, Intelligenza Artificiale.

In quell’occasione, gli hacker hanno rubato e criptato 53 Giga Byte di dati riservati, richiedendo anche un riscatto in Bitcoin. Oltre al danno, anche la beffa: hanno anche pubblicato uno screenshot che provava il furto dei dati su Twitter. Che prontamente, per fortuna, ha rimosso l’immagine.

 

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