L’azienda cinese Gionee è accusata di aver venduto 20 milioni di smartphone sui quali aveva installato dei malware all’insaputa degli utenti.
Da alcuni anni, ormai, la vendita di smartphone cinesi sembra essersi diffusa notevolmente. A parte i grandi marchi, come Huawei ed ora anche Xiaomi, molte altre aziende sono riuscite a farsi conoscere.
Non è facile competere con i colossi americani, ed è per questo che le società asiatiche battono su altri aspetti per diventare competitivi. Ma ci sono alcune che scelgono strade ambigue.
È il caso dell’azienda Gionee, che è ricorsa ad espedienti poco legali per concorrere nel mercato degli smartphone e riuscire a guadagnare con più facilità. È bastato installare un Trojan su 20 milioni di unità per ottenere un introito extra.
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Malware sugli smartphone Gionee
![Cyber security](https://www.computermagazine.it/wp-content/uploads/2020/12/security-5043368_1280-1.jpg)
Sotto accusa la società Gionee che avrebbe installato un Trojan su 20 milioni di smartphone. In questo modo avrebbe potuto ottenere ricavi extra attraverso pubblicità e attività di altro tipo, all’insaputa dei clienti. Come riportato da GSMArena e Gizmochina, si parla di cifre importanti, probabilmente oltre il milione di dollari.
Secondo i fatti, il codice malevolo sarebbe stato a partire da dicembre 2018 tramite un aggiornamento dell’applicazione chiamata “Story Lock Screen”. Le indagini delle autorità cinesi mostrano che l’attività è durata a lungo, fino ad ottobre 2019.
Gionee aveva dichiarato bancarotta nel 2018, ma è stata poi acquisita da un gruppo indiano ed ha ricominciato a fabbricare smartphone integrando l’attività di hackeraggio.
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Il China Judgment Document Network ha, dunque, condannato Xu Li, Zhu Ying, Jia Zhengqiang e Pan Qi da 3 a 3 anni e mezzo di carcere, aggiungendo una multa di 200.000 yuan per ciascuno.