Kayser fa salire sullo SpaceX il suo biofilms: al via gli esperimenti per lo sbarco su Marte

Ci sarà anche l’Italia su Marte, quando gli astronauti riusciranno a mettere piede sull’affascinante Pianeta Rosso: l’azienda Kayser, con sede in quel di Livorno, sbarcherà infatti sul suolo marziano volando assieme a SpaceX, l’agenzia spaziale di Elon Musk.

Kayser su Marte (Foto Repubblica)
Kayser su Marte con i bio esperimenti (Foto Repubblica)

Nel dettaglio si tratta di un bio-esperimento quello di Kayser Italia, azienda livornese leader nel mondo dell’high tech, che di fatto ha realizzato una sorta di Houston locale, come scrive il quotidiano Il Tirreno, in collegamento con l’ISS, la stazione spaziale internazionale, posiziona a 400 chilometri sopra le nostre teste.

Kayser su Marte con SpaceX (Foto Kayser.it)
Kayser su Marte con SpaceX: tutti i dettagli (Foto Kayser.it)

LA KAYSER ITALIA NELLO SPAZIO CON SPACEX: BIOFILM E BIOROCK

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L’azienda della famiglia Zolesi opera in questo campo da più di trent’anni, e a breve potrà raggiungere un obiettivo che in passato l’ingegner Valfredo Zolesi, storico fondatore della società scomparso pochi mesi fa (ora alla guida vi è il figlio David con la sorella Sara, oltre ad una sede in Inghilterra, al Rutherford Appleton Laboratory Building in Fermi Avenue, in un piccolo borgo dell’ Oxfordshire), aveva forse solo sognato, appunto, quello di toccare il suolo di Marte. L’esperimento di Kayser si chiama Biofilms, lanciato in orbita dalla base di Cape Canaveral, negli Stati Uniti, alla fine dello scorso mese di agosto, grazie alla collaborazione fra l’Esa, l’agenzia spaziale europea, e il Dlr, organismo statale tedesco del settore spazio. Obiettivo della missione, “capire come i microorganismi, spesso unicellulari – scrive Il Tirreno – possano farcela a proliferare anche in ambienti liquidi o sulle superfici metalliche là dove la gravità è quasi zero o comunque bassissima”. Una mission importante tenendo conto che a breve le “camminate” nello spazio potrebbero durare anni di conseguenza si cercherà di capire se un astronauta possa appunto rimanere per molto tempo, più di quanto non lo faccia adesso, lontano dalla Terra in condizioni non “umane”. In questo caso sarà fondamentale il bioreattore, che idrata in maniera automatica i campioni di batteri.

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Del resto in una missione di lunga durata tutto potrebbe essere compromesso proprio a causa di una famiglia di batteri, e nell’era del covid sembra davvero impossibile sottovalutare tale tipo di problema. La Kayser eseguirà poi un secondo esperimento nello spazio, leggasi BioRock, ovvero, una serie di piccoli bioreattori in cui sono presenti campioni piccolissimi, circa due grammi, grandi quanto l’unghia di un pollice. “Stiamo parlando di roccia basaltica – specifica Il Tirreno – l’hanno trovata in Islanda e l’hanno selezionata perché dal punto di vista chimico ha una certa qual somiglianza con quel che si trova sul suolo di Marte o della Luna”. Obiettivo, cercare di capire come i cosiddetti “batteri minatori”, possano estrarre ad esempio vanadio dal basalto, con lo scopo di limitare il materiale inviato nello spazio, riuscendo a produrlo direttamente oltre la Terra, proprio attraverso questi batteri. Insomma, due missioni senza dubbio affascinanti, non ci resta che attendere il loro inizio.

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