Hubble scopre sei galassie dichiarate morte: potrebbero aiutarci a comprendere molti avvenimenti cosmici

La scoperta incredibile ha un valore storico di enorme portata: potrebbe difatti essere d’aiuto nella valutazione delle origini dell’universo.

Galassie
Sono state scoperte sei nuove galassie (Getty Images)

I ricercatori che si occupano dello studio delle prime galassie sono giunti quest’anno ad una scoperta sensazionale. Difatti hanno individuato con grandissima sorpresa sei enormi galassie finora sconosciute, che sembravano in realtà essere morte durante il momento della nascita delle stelle. Il team di scienziati ha analizzato il campione più grande sinora trovato di queste galassie rare, che parevano essersi estinte da tempo all’interno dell’universo primordiale.

E’ quanto ha affermato Muhammad Akhchik, principale ricercatore e addetto responsabile al programma di osservazione del telescopio spaziale Hubble. Lo strumento di altissima precisione scientifica fornito dalla NASA ha monitorato a lungo le sei galassie, che se da una parte sembravano aver cessato la loro attività ed aver esaurito l’idrogeno freddo necessario per la formazione delle stelle, dall’altra ne hanno invece rapidamente prodotto di nuove, tra l’incredulità degli studiosi preposti agli esperimenti.

Sei nuove galassie sono state individuate : ecco cosa cambia adesso nello studio dell’universo

Telescopio
Un telescopio spaziale osserverà (by Adobestock)

Oltre a Muhammad Akhchik si è voluta esprimere in merito anche Kate Whitaker, specializzata nello studio della formazione e dell’evoluzione delle galassie negli ultimi venti miliardi di anni “cosmici”. Kate Whitaker, che di professione è una docente associata presso l’Università del Massachusetts ad Amherst nonché autrice di un volume che raccoglie le teorie sulle sei galassie scoperte di recente, in un comunicato stampa ha dichiarato: “A questo punto nel nostro universo, tutte le galassie dovrebbero formare molte stelle. È l’apice dell’era della formazione stellare”.

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Le parole ferme di Kate Whitaker suonano come una sentenza ed un punto di non ritorno per l’astronomia, ma non mancano di sollevare anche alcuni punti interrogativi. Difatti ha aggiunto subito dopo “Allora, cos’è successo a tutto il gas freddo in queste galassie così presto?”. In mancanza di quell’idrogeno freddo indispensabile per nutrire le stelle e favorire la nascita di nuove, le galassie possono considerarsi essenzialmente morte.

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In quello stato difatti non sono in grado di rigenerarsi, anche se assorbono gas dalle altre piccole galassie vicine. Permangono dunque alcuni punti oscuri sulla scomparsa del gas. L’ipotesi più accreditata al momento è che un buco nero di enormi dimensioni possa di fatto aver riscaldato tutto il gas inibendone l’attività, in ogni caso in futuro proseguiranno gli studi per rispondere a questo ed altri quesiti. La tecnica usata, come precisa la NASA, sarà quella della cosiddetta “lente gravitazionale“, che se usata come un normalissimo telescopio aiuterà ad individuare le galassie più lontane e più massicce, ovvero quelle che verosimilmente hanno interrotto per prime la formazione stellare.

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