Sony nei guai, “leso il diritto alla riservatezza” durante clip Gigi D’Alessio

“Sta a quatte passe a casa mia. Ma si sto senza cumpagnia”. E’ l’incipit di Oj Nenna né, una delle dieci tracce che compongono il decimo album di Gigi D’Alessio, “Uno come te”, pubblicato a settembre 2002 dalla RCA Records.

Cd musicali (Adobe Stock)
Cd musicali (Adobe Stock)

Una canzone che ha spaccato, visto che il suo video su Youtube ha superato il milione di visualizzazione, con migliaia di pollici in su. Con tanto di distribuzione della videoclip su Sorrisi e Canzoni. Ma dietro la forza di Gigi D’Alessio, si nasconde il suo lato oscuro.

Già, nel video di Sony c’è una signora mano nella mano con un uomo, in una romantica serata napoletana, un signore diverso da suo marito. Quella clip è stata deleteria, sia per la signora che ha divorziato da suo marito, sia per Sony costretta a pagare una pesante multa.

Le colpe di Sony. Corte d’Appello e Cassazione allineate

Youtube (Adobe Stock)
Youtube (Adobe Stock)

Laddove la semplice notizia della relazione extraconiugale di una donna, ed ancor più dell’esistenza di tracce materiali visibili di tale relazione, suscitano ampia curiosità”. I giudici sentenziano così quella, dalla quale la Corte d’Appello aveva presunto un danno alla lesione del diritto alla riservatezza e alla reputazione oltre che morale, per il patema d’animo sopportato. Angoscia dovuta al fatto che, sulle note della canzone “Oi nenna nè”, collegata al videoclip, era diventata di dominio pubblico una relazione sentimentale segreta. Anche la Cassazione si era allineata con la sentenza 36754.

La donna, dunque, dovrà essere risarcita per danno alla lesione del diritto alla riservatezza e alla reputazione oltre che morale, provocando un enorme sofferenza. Chi ci rimette è Sony. Almeno per ora, chiamata in causa per i diritti di immagine.

La multinazionale conglomerata giapponese fondata nel 1946 con sede a Minato, quartiere di Tokyo, chiaramente non ci sta: afferma che le riprese in pubblico spazio implichino un tacito consenso ma che la donna si sia accorta di essere ripresa e abbia quindi guardato in camera. Una difesa, però, che non ha retto nell’aula di tribunale.

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L’occhiata fugace della donna ammiccante alla telecamera di Sony non basta, sempre secondo i giudici, per desumere il consenso, che deriva solo dalla piena consapevolezza. Era dunque semplice curiosità verso la telecamera. Sony colpevole, dunque. Colpevole anche di non aver il campo della sistemazione scenografica: secondo i giudici, infatti, la sistemazione della “location” per registrare la videoclip non era chiaramente individuabile.

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La suprema corte precisa, infatti, “che si diventa ex solo dopo il divorzio e che, anzi, la prova dell’infedeltà può pesare in caso di scioglimento del matrimonio, per un’eventuale addebito”. Forse dopo questa sentenza, “Oi nenna nè” avrà un ulteriore successo, stavolta pagato però a caro prezzo.

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