Pandemia e Smartworking: i dati confermano che la produttività sale in Italia molto più che nel resto d’Europa

Se qualcuno aveva dei dubbi sul fatto che lo smartworking potesse funzionare o meno, questi sono stati spazzati via dal report pubblicato nella giornata di ieri da parte dell’Istat, l’istituto di statistica italiano.

Smartworking, 14/12/2021 - Computermagazine.it
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Lavorare da casa ha fatto aumentare la produttività, ancora di più di quanto accaduto in altre nazioni europee prese in considerazione dallo stesso report. Ma vediamo nel dettaglio i numeri a cominciare appunto dall’incremento di produttività registrato nel nostro Paese, pari all’1.3%, contro invece un +0.4% in Germania, e un calo della Francia dell’1.1% e della Spagna addirittura del 2.8%, per una media dell’Unione Europea e dei 27 stati membri pari all’1.2%.

Smartworking, 14/12/2021 - Computermagazine.it
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LO SMARTWORKING IN ITALIA HA FATTO AUMENTARE LA PRODUTTIVITA’: IL REPORT DELL’ISTAT

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Il report ovviamente non fa riferimento al lavoro agile ma è probabile, come scrive l’agenzia Ansa, che questo incremento tutto italiano sia dovuto proprio alla diffusione massiccia dello smartworking nel 2020 per via della pandemia di covid. “Nel 2020 – scrive a riguardo l’Istat – la produttività del lavoro è aumentata marcatamente nel settore delle Attività finanziarie e assicurative (6,3%), nei Servizi di informazione e comunicazione, nel settore dell’Istruzione, sanità e assistenza sociale (5,7%) e, in misura più contenuta, nelle Costruzioni (2,8%)”. Un dato che spicca a fronte di un sistema Italia in cui la produttività da lavoro ha una crescita lenta, +0.5% nel periodo che va dal 2014 al 2020, pari alla Francia e superiore alla Spagna, anche se inferiore alla Germania (dove la crescita è stata pari all’1%), e alla media dell’Unione Europea dello stesso periodo pari all’1.2%. “Non così bene come la produttività del lavoro – prosegue il report dell’Istat – ha fatto il capitale che – sempre nel 2020 – ha visto la sua produttività crollare dell’11,2%. La scarsa efficienza con cui il fattore capitale è utilizzato nel processo produttivo è noto (-1,1% annuo nel periodo 2014-2020) , ma un tonfo a due cifre, meriterebbe qualche riflessione”.

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E’ di smartworking in Italia ne ha parlato recentemente a Today anche Alessandra Gangai, ricercatrice del Politecnico di Milano, che ha spiegato quale sia a suo avviso la strada che deve seguire la nostra nazione: “L’Italia è pronta e si può fare, con determinate condizioni, non si può improvvisare, che è quello che è stato fatto in emergenza. Però tutti possono farlo, tutti possono cercare di migliorare quello che è il modo di lavorare dell’organizzazione conciliando diverse esigenze. E non vuole dire lavorare da remoto e basta. Pensiamo a Tetrapak: l’azienda ha ripensato il processo produttivo, gli operai fanno smart-working dal 2012, è stata rivista la linea produttiva affinché fosse su isole. Ogni operaio si gestisce i suoi tempi, ha i suoi pezzi e gli operai decidono tra di loro come organizzarsi per far sì che il turno sia coperto. Ognuno contribuisce a redigere l’orario in linea, e l’orario viene poi sottoposto al supervisore e approvato. I lavoratori sono molto soddisfatti, ed è stato accertato un incremento di produttività. Va ripensato in modo intelligente il modo di lavorare, che non vuol dire lavorare da casa ma pensare a un modello ibrido e flessibile. In questo modo le persone si sentono motivate e stimolate perché gli vengono date responsabilità, si risparmiano tempi e costi e si ha anche un riscontro sull’ambiente, perché non ci ritroviamo tutti imbottigliati nel traffico alle 8 di mattina”.

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